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Human rights watch chiede all’Onu di dichiarare la crisi umanitaria in Venezuela. Il piano (economico) di Trump

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Ogni giorno, la situazione dei venezuelani peggiora. L’Organizzazione mondiale per la salute in collaborazione con l’Organizzazione panamericana della salute ha informato sulla crisi sanitaria in Venezuela. La malaria, per esempio, è aumentata da 36mila nel 2009 a 414mila casi nel 2017. Mentre dal 2008 al 2015 c’era stato un unico caso di morbillo, dal 2017 si sono registrati più di 9300. Tra il 2006 e il 2015, la difterite era completamente sparita dal Paese: dal 2016 si sono verificati 2500 casi. La stessa tendenza in aumento si è registrata con tubercolosi, colera, dengue e tante altre malattie.

“L’Organizzazione delle Nazioni Unite dovrebbe dichiarare ufficialmente che il Venezuela attraversa una crisi umanitaria complessa”. Questa è la conclusione del rapporto di 73 pagine pubblicato dall’organizzazione Human rights watch, realizzato insieme ad esperti e medici della Scuola Bloomberg di Salute Pubblica dell’Università Johns Hopkins.

Intitolato “Venezuela: l’Onu dovrebbe guidare una risposta a grande scala per l’emergenza umanitaria”, lo studio sostiene che con questo strumento le agenzie dell’Onu potrebbero rafforzare gli aiuti, in modo di aumentare il rifornimento di alimenti, medicine e assistenza medica, di cui c’è un bisogno urgente.

Il rapporto documenta gli indici di mortalità materna (in aumento del 65%) e mortalità infantile (in aumento del 30%), la presenza di malattie che potrebbero essere prevenute con i vaccini (come il morbillo e la difterite) e l’aumento drammatico di virus come la malaria e la tubercolosi.

“Il sistema di salute del Venezuela è totalmente collassato – ha spiegato Shannon Doocy, professore di Salute internazionale dell’Università Johns Hopkins -. Un mix di mancanza di alimenti e sofferenze sta mettendo a rischio la vita dei venezuelani”.

Stéphane Dujarric, portavoce del segretario generale dell’Onu, António Guterres, ha dichiarato che l’organizzazione è “profondamente preoccupata dalle necessità umanitarie in Venezuela”, ed è impegnata in colloqui con il governo di Nicolás Maduro per raggiungere un accordo comune.

Alla fine di marzo, la Croce Rossa ha annunciato l’arrivo di aiuti umanitari per circa 650mila persone. Tuttavia, un rapporto dell’Onu sostiene che sono 7 milioni i venezuelani ad avere bisogno di sostegno.

Secondo José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe di Human rights watch, “le autorità venezuelane minimizzano pubblicamente la crisi, censurano informazione e fanno pressione contro chi raccoglie dati e informazioni sulla situazione. Inoltre, fanno poco o nulla per mitigare la sofferenza dei cittadini”.

Chi invece sta già proiettando un piano di contingenza per il post-Maduro è il governo di Donald Trump. Un articolo del quotidiano The New York Times sostiene che a Washington stanno “preparando un pacchetto di aiuti economici per il Venezuela con la finalità di porre a disposizione i fondi del regime negli Stati Uniti direttamente in mano ai venezuelani”.

Larry Kudlow, direttore del Consiglio Economico Nazionale della Casa Bianca, ha annunciato mercoledì un piano economico di contingenza. In un evento di Christian Science Monitor, Kudlow ha detto che “abbiamo molti piani per rivitalizzare l’economia venezuelana e muoverci molto velocemente. […] Sarebbe un piano di riscatto e di ristrutturazione”.

Gli Stati Uniti potrebbero stanziare circa 200 milioni di dollari per gli aiuti umanitari in Venezuela e altri 200 milioni per i Paesi vicini che ricevono i rifugiati venezuelani.

Il governo americano sta coordinando il piano di stabilizzazione dell’economia venezuelana con le banche regionali dell’America del Sud e il Fondo monetario internazionale. Secondo Kudlow, anche il Dipartimento del Tesoro, il Consiglio economico nazionale e il Consiglio di sicurezza nazionale stanno cercando strumenti tecnologici alternativi per fare arrivare queste risorse al popolo venezuelano.


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