Viviamo nell’era de “la politica fa schifo” ma, se vai in un bar o a una cena tra amici, non si parla d’altro. Gli italiani continuano a criticare, approvare, proporre soluzioni. Un’enorme vivacità che la politica nazionale, per non parlare di quella europea, fatica a intercettare.
Le cose stanno diversamente per le amministrazioni locali che, quotidianamente, si confrontano con i cittadini. Telos A&S con PRIMOPIANOSCALAc ha avviato una serie di interviste ai sindaci. Il protagonista di questo mese è Dario Nardella. Il primo cittadino di Firenze conferma che questa voglia di partecipazione è viva e vegeta: “Vedo e sento tanto entusiasmo, tanta voglia di partecipare davvero alla vita della città e anche al processo decisionale. Anche critiche, ci mancherebbe, ma si tratta di osservazioni costruttive”. Leggi l’intervista.
La contraddizione tra la disaffezione alla politica dei partiti e l’invariato amore del dire la propria in varie forme ci porta a ripensare al grande tema della partecipazione. Lo studioso Giacomo Sani ci ricorda che esistono varie modi per prendere parte alla gestione della cosa pubblica. Lo si può fare in modo “visibile”, andando a votare, raccogliendo firme o presenziando alle manifestazioni. E lo si può fare in modo “invisibile”, seguendo con interesse, accalorandosi, parteggiando per una posizione o per un’altra. Ancora, si può parlare di una partecipazione “istituzionalizzata”, come l’iscrizione a un partito, e di una “non istituzionalizzata”, come l’attivismo sociale o, ai nostri giorni, la presenza nei social media. Questa partecipazione non convenzionale è un’energia con la quale i sindaci sono costretti a confrontarsi quotidianamente, perché lambisce e buca la circonferenza degli eventuali cerchi magici che tendono a crearsi intorno a un leader. Essere sindaco è la vera, feroce e vitale scuola di politica? Certamente sì, e con questa serie di interviste faremo un viaggio in questa dimensione.