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Il Ministro, gli Accademici, l’inflazione e l’Iva

Signori, ci siamo, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha chiarito la sua posizione in merito all’aumento dell’Iva dicendosi personalmente non contrario: “E’ la mia posizione scientifica ma non posso confonderla con la posizione della maggioranza di governo. Ritengo sia meglio spostare l’imposizione sui consumi piuttosto che sui redditi perché è un tipo di peso fiscale più favorevole alla crescita”
di questi tempi e questa congiuntura, il dichiarante, accademico/scientifico, la dice talmente… bò, che vi sottopone un processo aleatorio; volendo tassare i consumi, pressappoco stocastico.
Suvvia, non dite ‘sto cavolo, quello del Ministro, come dei colleghi accademici è solo un giochino, pari pari all’inflazione “indotta” dalle politiche monetarie.
Proviamo ad andare oltre: sull’utilità marginale decrescente, per esempio. Si, quella della spesa, lo scheletro nell’armadio del sistrema produttivo.
Cerchiamo le cause che la impongono all’attenzione e che i disattenti disattendono.
Tiriamo i dadi, il pari la intravvede nella sovraccapacità dell’offerta; il dispari, nell’affrancamento dal bisogno dei consumatori.
Okkei, ma… pari e dispari, per me pari son! Per voi?
Scusate, si, è vero, ho dimenticato di metter tra le cause l’invarianza del reddito disponibile: celo metto.
Peggio che andar di notte ma… sempre quel pari e quel dispari, per me pari son!
La prima causa, per uscire dal guado, pretende un’azione inflattiva; la seconda, deflattiva.
Essì, siamo tornati a bomba: inflazione/deflazione.
Dispositivi, tutteddue, del mercato efficiente per ripristinare, nei modi del possibile, l’equilibrio tra domanda e offerta.
Voi accademici, sponsor dell’inflazione / voi di quella tassa occulta, buona per non far scendere i prezzi, per salvaguardare gli utili d’impresa, per non ridurre l’occupazione e/o i salari pure per ridurre il valore dei debiti: si, per voi: “chissenefrega del potere d’acquisto”.
Io, sommessamente, che ‘sto potere voglio salvaguardare, tifo per quella deflazione che attribuisce il “Potere vero” a quelli della spesa. Si, solo così, i sottoposti potranno smaltire l’eccesso; dovranno così riprodurre, potranno assumere e/o remunerare i loro sottoposti.
Tutti, magari pure, potranno meravigliosamente far aumentare le entrate tributarie per rintuzzare, l’aumento del valore del debito.

Buon lavoro, accademico Ministro, buon lavoro.

Mauro Artibani, l’economaio
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