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Equitalia non ha più la faccia feroce di Befera

Basta facce feroci, blitz inauditi e cartelle vessatorie. Equitalia annusa un nuovo clima politico, effetto anche della crisi economica che fiacca imprese e cittadini e, forse, cambia metodi e procedure. Addio a forcing stile Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate?

Chissà, forse no. Comunque è preferibile non dirlo troppo esplicitamente.  C’è sempre tempo per sostenere che la politica della riscossione in verità non muta troppo. Però i fatti sono questi e dicono altro.

L’inedita missiva

Ecco quello che l’agenzia di stampa Ansa ha scritto oggi: Sensibilità, attenzione, umanità: l’amministratore delegato di Equitalia ha scritto ai direttori delle strutture della società chiedendo loro di operare con estrema attenzione in questo periodo di crisi”. La gente già in difficoltà spesso vede recapitarsi cartelle per i debiti con il fisco e allora, dice l’ad Benedetto Mineo, bisogna fare uno sforzo in più e “valutare caso per caso, persona per persona”.
Le indicazioni sono contenute in una lettera interna – anticipata dall’Ansa – nella quale l’amministratore delegato rileva: “Non possiamo permetterci un comportamento non adeguatamente orientato alla sensibilità”.

La consapevolezza di Equitalia
Equitalia prende dunque atto di “un disagio esteso, conseguenza diretta del perdurare della crisi” e l’ad chiede ai suoi di fare un lavoro capillare, tenendo conto delle situazioni in cui si trovano le persone.

Da dove nasce la lettera anticipata dall’Ansa
Lo spunto della lettera interna è un episodio di cronaca di un piccolo imprenditore pugliese che aveva scritto ad un giornale locale il proprio proposito di suicidarsi perché sommerso dai debiti, in particolare quelli verso lo Stato, che Equitalia riscuote. La lettera era stata pubblicata un sabato ma la società di riscossione aveva reagito subito, non tenendo conto del week-end nel quale normalmente gli uffici sono a riposo.

Il racconto di Mineo

“Abbiamo chiamato il giornale, siamo risaliti all’indirizzo, un nostro funzionario si è messo in viaggio e ha raggiunto in casa l’autore della missiva. La cosa che più ci interessava era stare vicino a quell’uomo affinché non si sentisse abbandonato dalle Istituzioni’, racconta l’ad a tutti i funzionari. Una storia finita bene, chiosa l’Ansa.



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