A volte vedere le cose da lontano può aiutare a capirle meglio. Per questo Formiche.net ha scelto di fare un salto in Olanda, all’Aia, per fotografare il riacutizzarsi nel nostro Paese dello scontro tra politica e magistratura.
Qui alla vicepresidenza della Corte Penale Internazionale c’è un italiano, Cuno Tarfusser, ex capo della procura di Bolzano, divenuta grazie alla sua gestione un modello di efficienza.
Giudice, come racconta ai suoi colleghi internazionali quello che sta succedendo in Italia e i guai giudiziari di Silvio Berlusconi?
Cerco di evitare di essere coinvolto in queste discussioni un po’ per vergogna, un po’ per la rabbia che mi sale quando il mio Paese viene ridicolizzato ed io ho serie difficoltà a spiegare l’anomalia. Certo è che non esiste altro Paese civile in cui sarebbe ammessa una cosa del genere, ci si dimette per molto, ma molto meno. Da noi non solo non ci si dimette ma si grida al complotto, alla persecuzione politica da parte di chi, ed è questo che mi fa più impressione, non avendo letto gli atti è nella totale ignoranza dei fatti ed è acriticamente seguito da milioni di persone. Il solo pensare ad una persecuzione politica per via giudiziaria è una totale idiozia perché presupporrebbe un accordo tra magistrati, ontologicamente gelosi della loro indipendenza, che dalle Procure si estende a tutti i giudici, e sono tanti, che via via si occupano dei processi di Berlusconi. Piuttosto, mi chiedo, come mai a nessuno degli urlatori sia mai venuto il dubbio che – non i pm “comunisti”, non i gip-gup “asserviti” alle Procure (spero si colga l’ironia) – ma al più tardi i giudici dei Tribunali delle Corti d’Appello e della Cassazione, possano anche avere qualche ragione?
Certo è che la dura requisitoria del pm di Milano Ilda Boccassini nell’ambito del processo Ruby ha suscitato molte critiche. Non c’è un accanimento nei confronti di Berlusconi?
Da cittadino che legge i giornali e che non ha letto le carte, ma che per anni ha fatto il pm dico che le parole pesano e pesano molto, specie in periodi di tensione come questi che viviamo. I magistrati, tutti i magistrati dovrebbero avere consapevolezza ed agire di conseguenza perché il comportamento di uno si riflette su tutta la categoria. Detto questo, se fossi stato io al posto del pm di Milano, avrei misurato i toni optando per un tenore molto tecnico e poco emotivo.
Sei anni di reclusione e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici sono una “richiesta di condanna enorme”, come la descrive l’avvocato Niccolò Ghedini?
Per Ghedini ogni richiesta sarebbe stata “enorme” e quindi non fa testo. Io, come detto, non conosco gli atti e quindi non mi esprimo se non per dire che per il reato di concussione la legge prevede una pena che va dai 4 ai 12 anni. Voglio però sottolineare che l’interdizione dai pubblici uffici è una pena che, per legge, segue automaticamente alla condanna. Quindi quello che viene venduto dai giornali come “ulteriore cattiveria” del pm Boccassini è in realtà un fatto del tutto neutro.
Ma Berlusconi rischia davvero il carcere e l’interdizione dai pubblici uffici?
Nel processo “Ruby” siamo solo al primo grado di giudizio e la strada per arrivare ad una sentenza definitiva è ancora lunga. Tutto è possibile. Se fossi in Berlusconi, mi preoccuperei di più del processo sui diritti Mediaset: se la Cassazione respinge il ricorso, la condanna a 4 anni di reclusione, ridotti a uno per l’indulto, e l’interdizione dai pubblici uffici per due anni diventerà definitiva e passerà in esecuzione entro pochi mesi.
In questo scontro perenne tra politica e magistratura che caratterizza il nostro Paese, di chi è la colpa?
Ma quale scontro tra politica e magistratura! Uno scontro richiede due parti che si affrontano sullo stesso piano. Qui siamo in presenza di un’aggressione di una parte politica, intollerante al controllo di legalità, a quell’ordine dello Stato, la magistratura appunto, deputato a esercitare tale controllo. Quindi è indubbio che la colpa originaria di questo stato di cose è assolutamente della politica. Detto questo noi magistrati, anziché lamentarci, dovremmo chiederci (e lo avremmo dovuto fare da molto) perché queste aggressioni trovano un così vasto consenso nella popolazione. Io sono assolutamente convinto che ciò avviene perché le centinaia di migliaia di cittadini che ogni giorno vengono in contatto con il “sistema giustizia” ne sono disgustati e non è sempre e solo colpa degli “altri”. Se ognuno di noi nell’ambito dei propri uffici facesse quello che vorrebbe venisse fatto a lui, se sull’arroganza del potere facessimo prevalere l’umiltà del Servizio, certamente quegli attacchi alla magistratura che si sprigionano nei vari dibattiti televisivi e sui giornali non attecchirebbero nei cittadini.
Una corte ad hoc per i giudizi disciplinari dei magistrati, come proposto dai “saggi” di Napolitano, potrebbe essere una soluzione?
Soluzione a cosa? Ai problemi della giustizia? Trovo tutto abbastanza insensato. Il problema della giustizia non è la responsabilità disciplinare dei magistrati, né lo sono le intercettazioni telefoniche e nemmeno la separazione delle carriere. Il problema della giustizia è il suo funzionamento rispetto alle attese della società e quindi deve essere finalmente affrontato in termini più globali e soprattutto nell’ottica del cittadino/utente, tenendo in considerazione le sue necessità e le sue aspettative. La Giustizia, forse è bene ricordarlo, è un Servizio Pubblico e non uno strumento per pochi.
Promemoria per il governo Letta: quali sono gli interventi imprescindibili da attuare per riformare la giustizia?
Sono anni che si parla genericamente di riforma della giustizia ma delle riforme che veramente servono non parla mai nessuno. Evidentemente è un terreno tutto sconosciuto al livello politico. Il discorso sarebbe lungo, comunque penso che, fermi restando i principi fondanti della Costituzione in materia di Giustizia, ci sarebbe bisogno di una rivoluzione copernicana in tutti i campi, rivoluzione innanzitutto culturale, prima ancora che legislativa, amministrativa e organizzativa. Detto questo temo che ancora una volta non sia, né voluto, né possibile, né programmato da parte del governo Letta procedere in questa direzione. Lo deduco dalle persone che, per quanto riguarda la giustizia, sono state collocate nei posti chiave. Persone che non hanno, né la volontà, né le capacità per farlo, ma sopratutto certamente non hanno questo mandato.