Si parli pure di provocazione. Si critichi pure l’iniziativa parlamentare. Però è pure fantapolitica ritenere che con un governo di larghe intese le singole forze politiche che sostengono l’esecutivo debbano mettere la mordacchia alle proposte di legge. Certo, con l’iniziativa odierna del Pdl sulla stretta alle intercettazioni si può innescare una reazione del Pd che magari tirerà dai cassetti l’ineleggibilità di Silvio Berlusconi. Uno scenario improponibile? Si vedrà. Iniziamo a vedere i fatti.
La stretta sulle intercettazioni
Un cavallo di battaglia del Pdl e di Silvio Berlusconi in particolare. Il partito berlusconiano rilancia sulla necessità di imporre una stretta all’uso e alla pubblicazione delle intercettazioni. E lo fa attraverso Enrico Costa, capogruppo in commissione Giustizia di Montecitorio, che nei giorni scorsi ha ripresentato il testo elaborato nella scorsa legislatura dall’allora ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Ma il Pd frena: non è una priorità.
La spiegazione del berlusconiano Costa
“Ho riproposto quei testi che già hanno avuto l’avallo di almeno una Camera. Quello relativo alle intercettazioni – spiega Costa – è già passato in due rami del Parlamento”. Oltre a questo ddl, infatti, l’esponente del Pdl ha ripresentato anche quello sulla messa alla prova e la detenzione domiciliare e si accinge a riproporre anche quello sulla responsabilità civile dei magistrati.
Niente compromessi, dice il Pdl
Va tuttavia sottolineato che il testo relativo agli ascolti è stato presentato nella sua versione originale e dunque non nella rielaborazione emersa al termine dei due passaggi parlamentari avvenuti nella scorsa legislatura. “Quel testo finale – osserva l’esponente Pdl – era frutto di troppi compromessi e a mio giudizio poco efficace. Ho ritenuto più giusto azzerare tutto.
Peraltro l’articolo 107 del regolamento prevede una corsia preferenziale per i provvediemnti che abbiano già avuto il via libera di almeno un ramo del Parlamento”.
Le critiche del Pdl
All’iniziativa di Costa replica tuttavia Anna Rossomando, esponente del Pd in commissione Giustizia di Montecitorio. “Il tema delle intercettazioni – osserva in una nota – non è certamente una priorità nell`ambito delle importanti riforme che attendono i cittadini per l`efficienza della Giustizia. Gli orientamenti del Pd sono noti: riteniamo che si tratti di uno strumento investigativo fondamentale con la doverosa tutela della riservatezza delle persone. La riproposizione da parte del Pdl del testo già proposto nella passata legislatura rischia di far fare un grave passo indietro al confronto politico”.