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Inchiostri di giugno

LUCIANO PELLICANI, Anatomia dell’anticapitalismo, Rubbettino, 2010, pp. 320, euro 20
 
La storia del pensiero anti-capitalistico non si può limitare al marxismo, anche se in esso ha trovato una forma compiuta e realizzata di organizzazione politica ed economica alternativa al mercato. Appartengono a questo filone, secondo l’interpretazione di Pellicani, le grandi tradizioni cristiane improntate al collettivismo, e oggi le correnti religiose che si rifanno all’islamismo fondamentalista. Il perno della loro ipotesi anticapitalista è il rifiuto dell’individualismo borghese e delle sue forme politiche liberali. Una riflessione che sembra in linea con altri spunti presenti nel dibattito culturale e politico “occidentalista”, alle prese con le spinte e le controspinte di una globalizzazione che sollecita le tradizioni del Novecento europeo e le sue basi sociali, costruite in continuità con la rottura illuminista, del cui valore Pellicani è convinto assertore.
 
 
FRANCESCO FORTE E FLAVIO FELICE (A CURA DI), Il liberalismo delle regole, Rubbettino, 2010, pp. 236, euro 19
 
Lo studio delle dottrine ordoliberali nella loro genesi nella Germania degli anni Trenta costituisce un filone di analisi promettente per il rinnovamento dell’economia sociale di mercato. Non più, a questo punto, come ricetta dell’economia politica tradizionalmente confinata dentro i limiti nazionali, ma come strumento del governo economico europeo per il post-crisi. Nella raccolta di saggi dei caposcuola e dei loro continuatori nel secondo dopoguerra tedesco si leggono riflessioni storico-economiche molto interessanti, messe in luce dalla penna brillante dei due curatori. Alla base delle formulazioni friburghesi vi era l’idea di un diritto visibile (e non di una “mano invisibile”) capace di frenare per forza di legge – e non di interventi discrezionali – lo strapotere di singoli gruppi privati, un ordine imperniato su una moneta stabile gestita da un’autorità indipendente dal governo.
 
 
LORETTA NAPOLEONI, Maonomics, Rizzoli, 2010, pp. 361, euro 19,50
 
Il saggio si interroga sulla forma che assumerà l’involucro politico della crescita cinese, che per le dimensioni della sua irruzione sulla scena mondiale sarà inevitabilmente co-determinato dalla competizione globale. L’autrice propone un’analisi che parte dalla fondazione della prima zona economica speciale a Shenzen nel 1979, attraversa l’affermazione della linea sviluppista Deng, arriva alle ipotesi attuale di “democrazia deliberativa” guidata dallo Stato ma partecipata da ampi strati sociali. Passa in rassegna le principali conquiste in campo economico, dalle infrastrutture del New deal cinese alla rivoluzione verde, dalla sicura gestione della crisi finanziaria allo sviluppo di relazioni privilegiate con l’Africa. La valutazione politica è che la Cina abbia trovato un equilibrio sano e produttivo, avendo rifiutato la deregulation e le ideologie anti-stataliste di importazione occidentale; con ciò, si è tenuta lontana anche dalle degenerazioni morali della finanziarizzazione.
 
 
ANTONIO GHIRELLI, Una certa idea di Napoli, Mondadori, 2010, pp. 144, euro 18
 
Una guida nei meandri dell’animo napoletano, delle sue contraddizioni e dei suoi tesori. Terza maggiore città d’Italia, a lungo Napoli è stata dondolata dalle onde della storia, tra declino, stagnazione e stagioni di grande fioritura intellettuale. Senza voler andare più indietro nel tempo, una rassegna del Novecento è sufficiente a testimoniare queste oscillazioni, a partire dalla Belle Epoque in cui Napoli era capitale europea, paragonabile per vivacità culturale a Praga e Vienna. Anche la fine del secolo scorso ha visto un esperimento di “rinascimento” dopo gli anni del ripiegamento clientelare. Il tentativo è fallito, e la domanda attuale del libro è: può durare la “grande magia” di una cultura splendente in un contesto economico e sociale sfaldato?
 
GIOVANNI FASANELLA E ROSARIO PRIORE, Intrigo internazionale, Chiarelettere 2010, pp.205, euro 14
 Verità scomode, indicibili, perché “avrebbero potuto avere effetti destabilizzanti sugli equilibri interni e internazionali”. Chiama così Rosario Priore, il giudice istruttore che si è occupato del caso Moro, di Ustica, del tentato omicidio di papa Wojtyla la storia invisibile che si nasconde dietro questi fatti. Nel libro scritto con il giornalista Giovanni Fasanella, il magistrato ricostruisce gli anni del terrorismo e della strategia della tensione in Italia aprendo scenari inediti. Oltre la realtà certificata dalla giustizia che si è dovuta fermare prima di scoprire il livello più alto di responsabili, in un “intrigo internazionale” dove l’egemonia sul Mediterraneo è contesa tra l’asse franco-inglese e il rapporto privilegiato Italia-Libia. In guerra, senza saperlo.

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