Quella che nel week end era un’indiscrezione del Financial Times è diventata questa mattina una realtà: Fca e Renault vanno a nozze. Con un comunicato il Lingotto ha annunciato la nascita di una società di diritto olandese posseduta al 50% da Fca e dal 50% da Renault. “Escludendo Nissan, le sole Fca e Renault hanno una capitalizzazione di mercato che si avvicina a 33 miliardi di euro e vendite totali di 8,7 milioni di veicoli – spiega a Formiche.net Giorgio Elefante, responsabile automotive di PwC (PricewaterhouseCoopers) Italia – In più secondo Fca la sinergia delle piattaforme consentirebbe risparmi per 5 miliardi di euro e sicuramente nella fase attuale di grande cambiamento del settore, i due gruppi hanno delle aree di complementarietà che rendono questa un’operazione brillante, in grado di far nascere il primo operatore al mondo in termini di volumi”.
Si guarda già a chi ha in portafoglio il titolo Fca che è assai sottostimato rispetto ai suoi fondamentali. Che ne pensa?
Facciamo un ragionamento a più lungo respiro. La mia sensazione è che siamo di fronte alla costituzione di un operatore che va a giocarsi la partita della sopravvivenza all’interno del comparto automotive che è talmente in trasformazione che necessità per forza di player forti. Per me è sbagliato giudicare un’operazione di questa portata solo in termini finanziari o del dividendo per gli azionisti. C’è molto di più in gioco.
Quali vantaggi avrebbe Renault dalla fusione? E Fca?
Per la casa francese la fusione con Fca è strategica in quanto la maggior parte delle attività di Fiat Chrysler è concentrata nel Nord America, area da cui Renault è assente. Inoltre Fca ha in portafoglio i marchi Alfa Romeo e Maserati, che occupano un ruolo in un segmento di mercato particolarmente redditizio e in cui Renault non compete. Dal canto suo Fiat Chrysler, alla ricerca di un partner già dai tempi di Sergio Marchionne, andrebbe a colmare il gap tecnologico sul fronte delle auto elettriche dove invece Renault è molto avanti e porta anche dei brand di primo accesso come Dacia che completano dal basso la capacità di crescita.
Dentro Renault come azionista c’è il governo francese con il 15%. Potrebbe essere un ostacolo alla fusione?
Sicuramente può pesare nella trattativa, il governo francese farà il proprio ruolo di azionista ma mi auguro che possa esserci una prova di maturità da parte di tutti nel comprendere le logiche di business che stanno dietro quest’operazione destinata ad impattare positivamente sia per le due aziende che per la crescita del pil di ogni singolo Paese.
Ma i sindacati sono un po’ in allerta, si temono tagli, visto che le Fca e Renault hanno produzioni sovrapponibili…
Credo che al di là degli azionisti anche gli altri portatori di interesse, come i lavoratori, hanno un’opportunità di giocarsi una partita importante. Gli stabilimenti sono degli asset e sono asset di natura produttiva. Le due case automobilistiche hanno garantito che non ci saranno chiusure di questi siti, quindi bisogna cogliere più le opportunità che sono davvero tante rispetto ai rischi.
Insomma, un matrimonio che s’ha da fare?
In questo senso il pavido Don Abbondio dovrebbe cessare i panni dell’attendista e cercare di mettersi a ballare perché in questo settore non si balla da soli, bisogna trovare qualcuno con cui andare a nozze e per Fca e Renault questa può essere l’occasione migliore per restare competitivi sul mercato.
Tuttavia c’è anche chi pensa che Exor, il principale azionista di Fca, voglia progressivamente dismettere la sua quota…
Non lo leggo in questi termini. Stiamo assistendo ad un’operazione brillante, messa a punto dalla famiglia Agnelli che porta gli azionisti di Fca al 50% di una new company in grado di controllare un mercato di 8,7 milioni di automobili l’anno: se questo è un passo indietro, vorrei capire cosa è un passo avanti. A me sembra invece che il presidente Elkann abbia aspettato l’occasione giusta e questa fusione è il simbolo di una strategia accorta, perché adesso sono maturate le condizioni per giungere a nozze.