Per l’ex Ilva torna in campo la questione dell’Autorizzazione integrata ambientale, l’Aia; sostanzialmente l’autorizzazione che consente di tenere in vita gli impianti e quindi la produzione del grande siderurgico tarantino. A riaprire il nodo Aia, e quindi la partita del Piano di riqualificazione ambientale, è stato il ministro dell’Ambiente Sergio Costa che soltanto poche ore fa, il 27 maggio, ha emanato il provvedimento di riesame, dopo la richiesta arrivata dal sindaco di Taranto, attraverso un’istanza datata 21 maggio e incentrata su ragioni sanitarie.
Le motivazioni alla base della decisione sono i risultati degli esiti del rapporto di valutazione del danno sanitario elaborati da Arpa Puglia e dalla Asl Taranto dove viene messo in evidenza come ci sia “un rischio residuo non accettabile per la popolazione” anche con il completamento degli interventi previsti dall’Aia.
In questo modo – spiega Costa nel corso di un’audizione in commissione Ambiente alla Camera – “si apre una nuova pagina per Taranto. È un dovere procedere al riesame, lo dobbiamo ai cittadini e ai lavoratori. Abbiamo accolto con favore l’istanza del sindaco, con il quale il rapporto di collaborazione è costante e proficuo”.
Il ministro parla di un timing con scadenze precise; si comincia con l’acquisizione da parte dell’ex Ilva, ora Arcelor Mittal, entro 30 giorni della documentazione sul quadro delle emissioni dello stabilimento; l’elaborazione e la valutazione e la conferma dei dati grazie al supporto dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Arpa Puglia e della commissione istruttoria Aia; e il successivo adeguamento entro 90 giorni, da parte di Arpa Puglia, Asl Taranto e Ares, delle valutazioni del danno sanitario. E in base ai risultati che si avranno si potrà procedere a una rivalutazione dell’Aia, “eventualmente fissando più adeguate condizioni di esercizio”.
Intanto viene confermato che il gestore dell’azienda al momento rispetta il limite (fisico e anche ‘economico’) delle 6 milioni di tonnellate di produzione di acciaio all’anno. Cosa che dovrà rimanere così fino al completamento del Piano di riqualificazione ambientale. Inoltre in base al programma degli interventi, la maggior parte saranno attuati tra il 2019 e il 2020, mentre i cantieri che vanno oltre la scadenza del 2020 riguardano impianti fermi e perciò senza impatto ambientale.
Nel capoluogo jonico sono in previsione anche due appuntamenti. Il primo il 30 maggio con la visita dell’Osservatorio per l’attuazione del Piano ambientale per verificare se quanto viene certificato, dei diversi interventi di adeguamento, è conforme; come per esempio la conclusione della copertura del 50% del parco minerali, la cui conclusione è fissata per fine dicembre 2019. Il secondo appuntamento a fine giugno, il 24 per la precisione, con un ritorno del “governo” a Taranto per incontrare i cittadini e “continuare il percorso avviato insieme un mese fa”. Parla di “cammino serio” per l’area il ministro pur ammettendo che la situazione è “ancora critica”. Ed è per questo che chiede di “continuare con il lavoro di vigilanza” dell’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), Arpa Puglia e l’Istituto superiore di sanità, insieme con la Regione, la provincia e la città in contatto attraverso il prefetto.