Per Giulio Sapelli la bocciatura europea di Salvini e Di Maio è senza appelli. Nel suo editoriale sul Messaggero, scrive: “L’Italia perde su tutti i fronti: su quello europeo perché ha sprecato un’occasione preziosa (e qui mi riferisco alla Lega) di trasformare una sconfitta in un riposizionamento virtuoso aprendo relazioni con il Partito Popolare Europeo che rimane l’orizzonte più idoneo per dare dimensione internazionale alla politica leghista”.
E ancora: “E ha disvelato una debolezza costitutiva delle classi politiche più giovani che compongono il governo attuale (i 5 Stelle) che hanno disvelato un’incapacità di esprimere una posizione politica all’altezza del compito a cui erano chiamati. Se si aggiunge a ciò che esse sono protagoniste di quell’incredibile danno che stanno infliggendo all‘industria e alla nazione italiana con le loro posizioni giustizialiste e immotivate in merito all’Ilva, la loro crisi storica si rende manifesta ben prima di quanto in molti avevano ipotizzato”.
SERVIVA UN PAZIENTE LAVORIO DIPLOMATICO
Il titolo dell’editoriale, che è un’analisi delle nomine europee, è eloquente: “I giallo-verdi in fuorigioco nella sfida Europa-Usa”. Sapelli scrive che “l’Italia era ed è sottoposta a una pressione fortissima affinché ottemperi all’obbligo di rispettare i parametri dei Trattati e dei Regolamenti europei (in questo caso il fiscal compact). Essi sono contestabilissimi scientificamente ma costituiscono, finché non si modificano, una sorta di percorso obbligato. La modifica è un lavoro possibile e necessario, ma lungo, impervio e che si può raggiungere solo con un paziente e saggio lavorio diplomatico. Tutto il contrario di ciò a cui assistiamo da molti mesi a questa parte e l’essere sotto- posti a una possibile procedura di infrazione e non aver fatto abbastanza per tranquillizzare politicamente – prima che economicamente (i tempi erano e sono troppo brevi) – le cuspidi del potere franco-tedesco, non ha certo facilitato il lavoro dei protagonisti della trattativa”.
E così la maggioranza di governo, di fatto, in Europa non ha toccato palla. Sapelli fa anche notare che “non si è completamente colto il formidabile e inusitato sostegno che la più alta carica dello Stato ha reso manifesto nei confronti non tanto del governo, ma della nazione, sottolineando la capacità economica dell’Italia e appoggiando con grande rigore intellettuale gli sforzi dei protagonisti diretti delle negoziazioni economiche: la procedura di infrazione non a caso è stata scongiurata e questo ci consente di guardare al futuro con più ottimismo se sapremo riparare ai danni diplomatici compiuti in questi mesi, aprendoci a un nuovo confronto con i vertici europei. La presenza di un ministro degli Affari Europei appare sempre più indispensabile…”.