“Avere un bel sorriso aiuta. Conoscere le lingue aiuta. Se donna, essere di bell’aspetto aiuta. Se uomo aiuta di meno, comunque però aiuta. Avere affari in corso col tizio da agganciare aiuta molto di più. Andare alle cene che contano aiuta tantissimo, anche il coffee break è una buona idea…” è l’identikit della lobbista attribuito a Evelina Christillin da un articolo di Antonello Caporale pubblicato sul Fatto Quotidiano.
Come lobbista direi proprio che non mi riconosco in questo profilo da dama di corte. E non so fino a che punto ci si riconosca la stessa Christillin, almeno spero.
Credo sia necessario chiarire il punto ancora una volta. Per fare i lobbisti non servono più sorrisi che per ogni altra attività. Anche se fai il falegname o l’impiegato alla Posta, se sorridi è meglio. Punto.
Chiarito questo aspetto, per la rubrica di Telos A&S Lobby Non Olet, abbiamo intervistato un giovane lobbista. Si chiama Nicola Scocchi e lavora a Bruxelles, dove svolge il ruolo di Associate Director e responsabile dei settori Health & Wellbeing in Edelman. Guarda l’intervista.
Scocchi spiega quali sono i requisiti per diventare un lobbista: “al momento, non c’è ancora un percorso accademico e professionale definito. Sicuramente partire con un percorso nel settore delle relazioni istituzionali, o nella scienza delle politiche è un buon primo passo. Poi è importante, secondo me, iniziare prima possibile con qualche tirocinio, quindi con qualche esperienza sul campo in diversi ambiti”.
“Può essere supportare un’associazione di categoria. Può essere lavorare con una Ong, con un’azienda oppure anche un’esperienza nelle istituzioni: dal tirocinio alla Commissione Europea all’esperienza con un deputato italiano a Bruxelles o con un deputato italiano attivo nel Parlamento italiano…” aggiunge Scocchi.
Insomma per fare il lobbista, come per fare tanti altri mestieri, bisogna studiare e fare la gavetta. Se poi lo fai con il sorriso è meglio per te e per chi ti sta intorno. Stesso discorso vale per il falegname.