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Cosa farà e chi incontrerà Putin in Italia. Report Ispi

Vladimir Putin, presidente della federazione russa, passerà la giornata in Italia per una visita lampo. Tra gli appuntamenti previsti l’incontro con Papa Francesco, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e con il premier Giuseppe Conte con, in conclusione, una cena diplomatica.

“La visita di Putin ha luogo all’indomani del rinnovo, da parte del Consiglio europeo del 20 giugno, delle sanzioni economiche alla Russia e della pubblicazione dei risultati preliminari delle indagini del governo olandese sull’abbattimento, nel 2014, dell’aereo MH17 nello spazio aereo dell’Ucraina orientale, per il quale sono sospettati tre russi e un ucraino”, sottolinea un report dell’Ispi, in cui si dà conto delle relazioni tra Unione europea e Mosca e tra quest’ultima e l’Italia.

UN “PARTNER DI RIGUARDO” (SENZA DIMENTICARE LA NATO E L’UE)

Le relazioni tra Italia e Russia, ricorda l’Istituto per gli studi di politica internazionale, hanno sempre mantenuto un tenore amichevole, anche durante il periodo della Guerra Fredda, “l’Italia si è fregiata del ruolo di ponte tra l’Unione Sovietica e l’Occidente”. Venendo agli anni più recenti, invece, “la decisione di discutere in sede europea il rinnovo delle sanzioni ogni sei mesi venne presa grazie al governo Renzi. Secondo alcuni analisti, questa decisione riflette gli sforzi italiani per la prevenzione di una escalation del conflitto in Ucraina; mentre altri (soprattutto nei paesi dell’Europa orientale) la interpretano come un atto di maggiore sensibilità ed apertura italiana nei confronti delle istanze russe. In questo senso, dunque, si può parlare di una certa continuità nell’approccio italiano, indipendentemente dall’orientamento politico del governo di turno”.

Eppure, si legge ancora, la posizione “amichevole” dell’Italia non ha mai pregiudicato gli impegni in sede Nato o dell’Unione europea. “Oltre ad aver sostenuto il rinnovo delle sanzioni europee (avvenuto due volte durante questo governo), l’Italia ha tenuto fede a tutti gli impegni presi all’interno della Nato”, si legge ancora. “Tra questi ci sono anche quelli che Mosca considera una minaccia, come il Readiness Action Plan (Piano di risposta operativa) del 2015 o le missioni Nato nei paesi baltici e in Polonia, di cui l’operazione “Baltic Eagle” dell’Aeronautica militare italiana in Estonia nel 2018 ne è un esempio”.

IL RUOLO ITALIANO DI MEDIAZIONE (MA NON SOLO)

Il ruolo di mediazione dell’Italia, però, oltre ad avere radici storiche, culturali e geografiche ha anche ragioni commerciali. “Come afferma Luca Moneta di SACE, l’Italia nel 2018 è stato il quinto paese di provenienza delle importazioni russe, mantenendo una quota di mercato relativamente stabile, intorno al 10% sull’export dell’Unione europea verso Mosca. Mentre le sanzioni europee, le controsanzioni russe e la congiuntura economica sfavorevole per l’economia russa – con il relativo abbassamento del potere d’acquisto dei russi – hanno causato un declino nei settori della moda e dell’agroalimentare, quelli della chimica, farmaceutica e meccanica continuano a giocare un ruolo trainante per l’export italiano verso Mosca”.

Il maggiore settore di importazione dalla Russia, per l’Italia, è invece quello energetico. “La Russia rappresenta il quarto fornitore di petrolio e il primo di gas naturale, dove gli approvvigionamenti da Mosca rappresentano più del 40% del totale. Alla luce della dipendenza dal gas russo e del possibile aumento dei prezzi legato alla realizzazione del gasdotto Nordstream 2 – che farebbe della Germania il principale paese di transito del gas russo in Europa, bypassando l’Ucraina – è chiaro come una buona relazione con Mosca rimanga una necessità per il governo di Roma”.

LA QUESTIONE DELLA SICUREZZA

Interessi commerciali, certo, ma anche di sicurezza. La Russia ha infatti accresciuto la sua presenza nel Mediterraneo, a partire dall’intervento in Siria nel 2015. “Gli interessi russi in Libia hanno spinto Roma al coinvolgimento di Mosca nell’ambito della conferenza di Palermo tenutasi il 12 e 13 novembre 2018. Come scrive Arturo Varvelli, con quest’iniziativa l’Italia intendeva ritagliarsi un ‘ruolo da protagonista’ nella stabilizzazione di un paese strategico per i propri interessi economici e politici. Sfruttare l’ambizione russa di diventare uno dei mediatori più importanti nella crisi e l’influenza del Cremlino sul generale Khalifa Haftar, capo dell’Esercito nazionale libico (Lna), era visto come strumentale al successo dell’iniziativa diplomatica italiana”.

L’INCONTRO CON IL PONTEFICE

La visita di Putin in Italia inizierà in Vaticano. Tra i temi che verranno toccati, la crisi in Medio Oriente, il conflitto siriano, il disarmo nucleare e l’Iran. “Vi sono degli argomenti particolari su cui le posizioni russe e vaticane coincidono, come la protezione dei cristiani nel mondo (una narrativa sempre più rilevante per il soft power russo in Medio Oriente), la lotta contro l’estremismo religioso e il terrorismo, nonché la soluzione del conflitto israelo-palestinese, con particolare riguardo al mantenimento dello status quo di Gerusalemme come centro delle tre religioni monoteistiche”, ha spiegato l’ambasciatore russo presso il Vaticano, Alexander Avdeev, mentre lo scisma nella chiesa ortodossa non risulta essere nell’agenda dell’incontro.

“Lo scisma, cioè l’indipendenza (o autocefalia) della Chiesa ortodossa ucraina da quella russa, riflette le dinamiche della guerra e del ruolo che la Russia riveste in questo contesto, attraverso il supporto militare alle forze indipendentiste presenti nell’est dell’Ucraina. In questo senso, si è parlato di un possibile ruolo di mediazione da parte di Papa Francesco, il quale ha più volte invocato la necessità di una soluzione pacifica. Eppure, secondo Marco Guglielmi, ricercatore presso il Centro per le Scienze Religiose della Fondazione Bruno Kessler intervistato da Ispi, se è vero che in più occasioni il papa ha lanciato un appello per l’unità tra i cristiani, lasciando intendere che esso sia rivolto anche alle chiese cristiane in Ucraina, il Pontefice ha al contempo espresso la volontà di non ‘intromettersi’ nelle controversie del mondo ortodosso”.


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