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DDL e coscienza trasversale. Lo studente potrà scegliere la scuola

Poco conta, ormai, il colore politico di chi introduce la questione: il pluralismo educativo, la libertà di scelta in educazione, il sistema scolastico di qualità, il diritto all’insegnamento senza discriminazioni sono sicuramente multicolori 

Carissimi tutti,

il 10 u.s. mentre ero all’ingresso della “sala Nassirya” del Senato, per la presentazione del DDL sul finanziamento del sistema scolastico integrato, scorgo sul fondo della sala un gruppo di giovani donne, all’apparenza di una quarantina d’anni – zaino in spalla e sguardo preoccupato. Non a torto. Sono maestre/i che a) hanno insegnato anche per 20 anni nella buona scuola pubblica paritaria che lo Stato italiano riconosce essere la seconda gamba del sistema nazionale di istruzione, pluralista (altrimenti avremmo la scuola unica di regime, ma al momento l’Italia non lo è); b) hanno rinunciato al contratto a tempo indeterminato in quella scuola per spostarsi sull’altra gamba del sistema  scolastico italiano (la scuola pubblica statale); c) il loro titolo di studio (maturità magistrale), valido per decenni sia per l’una che per l’altra gamba del sistema scolastico nazionale è magicamente decaduto in modalità retroattiva; d) dopo due anni di assunzione con riserva, non avendo 36 mesi di servizio nella pubblica statale, sono esclusi dal concorso straordinario diventando surrettiziamente precari.

Un “Ma suora lei dov’è?” mi interpella personalmente, in quanto traduco: “Chi testimonia di esserci per tutti, per gli ultimi anzitutto, dov’è mentre noi subiamo una ingiustizia colossale?D’altronde, forse, ci sono poveri da copertina e poveri che non solo non guadagnano la prima serata nei talk show, ma neanche la pagina interna di un bollettino parrocchiale, figuriamoci l’interesse in un consesso politico istituzionale… che si dovrebbe impegnare a rispondere a questa povera gente, interessante solo durante le campagne elettorali. Questi docenti per 20 anni hanno lavorato onestamente e legittimamente in Enti rispettabili e riconosciuti dallo Stato; oggi li gettiamo nell’indifferenziata…

A questo punto mi è chiaro in tutta la sua responsabilità il compito di noi cittadini, di sdegnarci per le ingiustizie, di denunciarle e di domandare con coraggio delle soluzioni al governo di turno, avendo chiaro tutti – cittadini e istituzioni – che la legittimità del diritto c’è e deve essere garantita, sia per i docenti discriminati nella professionalità e nella libertà di insegnamento, sia per le famiglie impedite ad esercitare il proprio diritto a scegliere la scuola per i figli.

Ora si punti alla garanzia a) della scelta dei docenti se insegnare in una buona scuola pubblica – statale o paritaria – a parità di titolo e di stipendio, b) del diritto di apprendere degli studenti senza discriminazione economica, c) della potestà genitoriale di scegliere fra una buona scuola pubblica statale e paritaria a costo zero avendo già pagato le tasse, d) della partecipazione dei cittadini al bene pubblico in un principio di sussidiarietà, senza derive statalistiche, e) della possibilità per la nazione di avere un sistema scolastico di eccellenza, smarcandosi dal regionalismo oggi imperante che vede la Lombardia e il Veneto ai primi posti Ocse-Pisa e la Campania e la Sicilia agli ultimi posti … le vituperate ma serie Prove Invalsi parlano chiaro.

Il ddl presentato il 10 luglio in Senato sembra fatto apposta per movimentare trasversalmente la coscienza dei cittadini (eletti ed elettori) che non sono più disposti a far finta di niente sulle garanzie di cui sopra. Poco conta, ormai, il colore politico di chi introduce la questione: il pluralismo educativo, la libertà di scelta in educazione, il sistema scolastico di qualità, il diritto all’insegnamento senza discriminazioni sono sicuramente multicolori perché nessuna persona intelligente, a qualunque schieramento parlamentare appartenga, oggi rifiuterebbe un sistema nazionale di istruzione a costo zero per tutti, per i cittadini che hanno già pagato le tasse, per lo Stato che non può spendere oltre, e che anzi risparmierebbe.

Il costo standard di sostenibilità per la scuola pubblica tutta, statale e paritaria, è la risposta al vicolo cieco in cui si è cacciata la scuola italiana. Diamo atto alle coraggiose parlamentari che hanno presentato il DDL: sicuramente non l’hanno fatto per restare sole. Non sarebbe cosa saggia. La loro massima abilità politica a favore del vero bene dello Stato sarà evidente quando le convergenze sul DDL arriveranno da lontano. Mai sia che i personalismi e gli individualismi contino più del diritto di tanta povera gente oggi discriminata: docenti, alunni, famiglie… alla fin fine, una Nazione tutta.


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