Autunno 1980. Aula della facoltà di Ingegneria. La lezione di Campi elettromagnetici e circuiti sta per iniziare e la cattedra del docente si va riempiendo di piccoli registratori. La lezione inizia e un insieme di click sancisce l’avvio delle registrazioni. Chi, come me, ha frequentato l’università in quegli anni, avrà vissuto questa scena continuamente. La registrazione della lezione era solo l’inizio, dopo seguiva la noiosissima sbobinatura della cassetta, che spesso non bastava a comprendere pienamente un concetto. Bisognava quindi andare dal collega, l’amico secchione, e confrontarsi con lui su qualche passaggio o, ancora, ricorrere ai libri e andare a cercare il concetto, trovarlo, leggerlo, capirlo. Questo era ieri. Ma come sarà, domani, l’esperienza degli studenti? Primavera del 2020. Mia nipote a lezione non porta il registratore. La facoltà di Ingegneria è provvista di un’intelligenza artificiale che, insieme a mia nipote, ascolta la lezione del docente. A lezione avvenuta mia nipote può discutere con questa IA e chiederle di spiegare un concetto che magari le era sfuggito e la IA non solo risponde con le parole del professore, ma è in grado di andare in profondità oltre le parole ascoltate, spiegando il concetto ricorrendo per esempio a sillogismi, a modi diversi per rappresentarlo, a esempi esplicativi. La IA che ascolta la lezione del professore registra una serie di concetti che poi vengono usati per accedere a una base di conoscenza potenzialmente infinita fatta da libri, articoli e pubblicazioni scientifiche. Quanto compreso diventa una serie di dati che, attraverso una serie di algoritmi di data driven speech writing and delivery, viene trasformata in un discorso poi vocalizzato da una voce sintetica attraverso un algoritmo di TextToSpeech. Mia nipote, poi, potrà instaurare un vero e proprio dibattito con la IA e, eventualmente, andare oltre la lezione ascoltata. Tempo risparmiato per mia nipote? Infinito. Capacità di aver realmente capito l’argomento della lezione? Enorme. Possibilità che tutto questo non sia fantascienza ma realtà? Una certezza. Quindi la domanda nasce spontanea: ma con la Broad AI non avremo più bisogno dei professori? No, non è così. L’intelligenza artificiale coadiuverà il professore, che rimane colui il quale, per esperienza e capacità, decide la lezione e selezionerà gli argomenti. L’intelligenza artificiale sostituirà il “secchione” a cui mi rivolgevo io, tanto per capirci, diventando l’amica geniale di mia nipote.
VERSO LA BROAD AI E OLTRE
La nuova frontiera dell’intelligenza artificiale è la cosiddetta Broad AI, verso cui IBM sta orientando
la sua ricerca. Il termine, inglese, vuol dire che si tratta una intelligenza artificiale pervasiva in grado
accompagnarci nella vita quotidiana sia come studenti, sia come docenti, ma anche come liberi
professionisti, uomini e donne di azienda.
BROAD AI VS. NARROW AI
La Broad AI è la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale, verso cui IBM sta orientando la sua
ricerca. Essa ha delle peculiarità rispetto alla Narrow AI, l’intelligenza artificiale addestrata su
uno e uno solo dominio in grado di rispondere a domande, ma non in grado di dibattere con l’interlocutore.
Una Broad AI non necessita di un’operazione di training estensiva: l’apprendimento
e il ragionamento avvengono contemporaneamente e questo consente di istruire la macchina
con un numero molto ridotto di informazioni riducendo ovviamente i tempi di setup della stessa.
FIDARSI DELL’AI
La Broad AI deve trasmettere fiducia in chi la utilizza; dare fiducia vuol dire che la IA non
deve essere pregiudizievole, sia a livello di dati che utilizza, sia a livello di come sono definiti
di algoritmi; deve essere robusta, ovvero impermeabile ad attacchi di chi per un motivo
o per un altro vuole alterare l’operato della macchina; deve avere un operato esplicabile,
affinché si possa sempre perché la macchina si è comportata in un certo modo.
Queste caratteristiche della Broad AI la rendono una intelligenza artificiale etica e in linea con
le linee-guida per l’IA etica (AI Ethics guidelines for trustworthy AI), princìpi che come IBM
abbiamo contribuito a creare e di cui sosteniamo l’adozione.
L’AI CHE DISCUTE CON L’UOMO
La Broad AI è stata recentemente sperimentata da IBM nel Project Debater, il primo sistema
di intelligenza artificiale in grado di discutere con gli esseri umani su argomenti complessi.
Culturalmente, le origini del dibattito non sono da ricercare nel conflitto e nella concorrenza,
ma nella democrazia e nella discussione. Il dibattito arricchisce il processo decisionale, aiutando
le persone a valutare i pro e i contro di nuove idee e filosofie. Il dibattito così concepito è
elemento essenziale della società civile; si dibatte non solo per convincere gli altri delle nostre
opinioni, ma anche per capire e imparare dalle reciproche opinioni. In futuro, crediamo che le
macchine saranno in grado di aiutare gli esseri umani con molte importanti decisioni