Su Repubblica è uscita oggi un’inchiesta dedicata alla legge 194 che dovrebbe far riflettere.
In base ai dati forniti dall’autrice, Maria Novella De Luca, 8 medici su 10 sono obiettori di coscienza e in molti centri non è più assicurato un intervento per l’IVG (Interruzione volontaria di gravidanza). Il fenomeno è molto serio perché a distanza di 35 anni, l’Italia sta tornando verso l’aborto clandestino preoccupanti. L’aumento degli obiettori di coscienza tra i medici (ginecologi e anestetisti) colpisce in modo drammatico il senso della legge 194 e dovrebbe essere lo Stato ad intervenire per garantire che in ogni ospedale ci sia un numero sufficiente di medici non obiettori pronti ad applicare questa forma di tutela o che ci siano consultori con personale qualificato pronti ad assistere le donne che vogliono procedere con un IVG.
Credo sia importante chiarire qualche cosa su questa normativa. La legge 194 è stata una legge a tutela della donna e della maternità. La ratio non era incidere positivamente sul numero di aborti, ma togliere le donne dalla clandestinità e garantire quindi una tutela effettiva per i rischi connessi all’aborto clandestino. I dati confermano tutto questo in modo lampante.
Coloro che tuonano da sempre contro questa legge, parlando di “strage di innocenti” e di “legge pro aborto”, non solo non hanno compreso il senso profondo di questa norma, ma nemmeno la sua importanza proprio per tutelare la vita. Alla base di questi attacchi ci sono pregiudizi, posizioni ideologiche e spesso profonda ignoranza o cattiva fede, e non bisogna nascondersi o temere di non essere politically correct.
Non voglio spostare il dibattito su un piano prettamente etico/morale, perché sulle convinzioni personali c’è poco da discutere, a meno che non ci siano basi “oggettive” da cui partire e su cui confrontarsi. Le basi oggettive che ho in mete sono i dati statistici ufficiali e sulla base di questi dati emerge chiaramente che certe argomentazioni non hanno ragione di esistere.
Dal 1980 al 2010 il ricorso all’IVG è sceso del 40% (cfr.articolo neodemos, 2013) e questo dato è confermato dalla relazione del Ministero della Salute del 2012. Nel 2010, per esempio, il tasso di abortività è stato pari a 4,5 per 1000 mentre il rapporto di abortività (numero delle IVG per 1.000 nati vivi) è risultato pari a 202,5 per 1.000 con un decremento del 2,8% rispetto al 2010 (208,3 per 1.000) e un decremento del 46,7% rispetto al 1982 (380,2 per 1.000).
Il valore è differente se si considera la cittadinanza delle donne, come riportato in un ultimo articolo di neodemos: “tra il 1980 e il 2010, si è osservata una diminuzione di Ivg a tutte le età, ma con l’eccezione delle teenager (15-19 anni), per le quali si è invece registrato un aumento, sia pur contenuto (+4,4%). Ma, anche qui, il quadro si capisce meglio se si distingue per nazionalità: se si considerano solo le donne con cittadinanza italiana, il calo è molto forte (pari a circa il 60%) e presente a tutte le età, anche tra le più giovani (figura 2). È dunque per la presenza straniera che il calo complessivo è stato più contenuto (40% circa, come si è detto), e addirittura assente per le giovanissime”.
Insomma, dove sarebbe la “strage di innocenti” e sulla base di quale concreto dato si può affermare che la legge 194 è una legge che favorisce l’aborto? Sono pure falsità e bisogna dirlo con fermezza. Il valore, si è detto, è maggiore per le donne straniere ed in questo caso c’è l’opportunità di fare formazione e informazione, cosa fondamentale per la prevenzione. Ma i detrattori della 194 forse ignorano che la 194 ha proprio questa finalità, combattere l’aborto e laddove si rende necessario perché la donna in coscienza e libertà lo richiede, possa avere la tutela necessaria e il supporto psicologico e informativo sufficiente per evitare che si verifichi di nuovo.
Se questa legge viene svuotata di senso la sconfitta è di tutti, perché con 8 medici su 10 che sono obiettori di coscienza si richia che aumentino gli aborti clandestini, che il clima di “giudizio” e di “stigma” induca le donne a non chiedere aiuto/assistenza e questo può solo significare un “ritorno al passato” che ci farà male.