Bene l’attesa è finita, ora al lavoro. La lista dei nuovi ministri è completata e noi li mettiamo alla prova. Certo è che i problemi sono tanti e ci limitiamo ad affrontare quello del lavoro che è sicuramente uno dei pilastri del nostro sistema economico che è in agonia. Alla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo toccano immediatamente le soluzioni dei tavoli relativi a oltre 162 di crisi aziendali. I diecimila dipendenti dell’acciaieria di Taranto, ex Ilva, che corrispondono a 10 mila famiglie si aspettano per esempio che sia pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto sulla crisi di impresa che avrebbe dovuto ripristinare l’immunità penale per i nuovi proprietari di Arcelor Mittal, gruppo che da un anno gestisce l’Ilva.
Ai 5 Stelle è rimasto il dicastero con un cambio solo di genere ed è fortemente in predicato che la nuova stagione dei pentastellati rimedierà agli errori del precedente ministro con il cosiddetto decreto crescita poi diventato a rigor di numeri de/crescita: dal 6 settembre sarebbe operativa la mannaia per Arcelor che chiaramente sarà penalizzata fortemente. Arcelor si ritirerà e Ilva affonderà con i suoi 10 mila dipendenti. Vero è che Arcelor ha già pronta una azione legale contro quella modifica unilaterale del decreto di Maio che peraltro era stato concordato anche in commissione Lavoro dalla Catalfo attuale nuova Ministra che ha anche sostenuto con forza e scritto il Reddito di cittadinanza.
L’Italia da ben 20 anni non ha una crescita economica con un debito pubblico è una volta e mezzo il valore del pil ed è il primo paese per crisi demografica poiché il tasso di natalità italiana è inferiore alla sostituzione. E quota 100 e reddito di cittadinanza hanno trasferito le risorse in capo a questi due provvedimenti sottraendoli anche alla famiglia al lavoro. La disoccupazione in aumento è sempre un problema grande e sempre per Catalfo ci sono da fronteggiare il calo di ordini e di produzione industriale calo della occupazione. Crescita zero già segnalata in luglio meno 0,1 tasso di disoccupazione tornato a salire al 9,9% e anche per i giovani al 28,9% ,si riduce l’indice delle persone occupate e diminuiscono i dipendenti con contratto stabile e a termine: siamo il terzultimo paese dice Ocse per disoccupazione. Sarà difficile dire che era colpa del governo precedente.