Come avevamo dato credito a Giovanni Tria nei suoi tentativi di normalizzare il taglio del debito, poi non riuscito, perché non dare credito a Roberto Gualtieri che da Helsinki ci fa sapere che il suo obiettivo è mantenere il deficit non lontano dal 2% del Pil come promesso dal Conte 1? Dubbi leciti ci assalgono anche perché la commedia è finita e i numeri contano.
La differenza tra le entrate e le uscite di uno Stato segnano il Prodotto interno del Paese. Come previsto dal patto di stabilità della Ue questo rapporto deve rimanere entro il 3% ( come deciso dal Trattato di Maastrict insieme al limite del rapporto debito/pil inferiore al 60% e in caso di sforamento scatta la procedura di infrazione. Ora la situazione italiana è che noi abbiamo un debito pubblico del 132,2%del Pil (Francia 98,4% Germania 60,9% Spagna 97,1%) poi sentiremo l’Ocse il 19 settembre dunque tra pochi giorni che renderà pubbliche le previsioni di crescita se confermerà i conti del nostro paese in maggio , pur restando più severa il nostro deficit/Pil è pronosticato al 2,4% quest’anno e al 2,9% il prossimo e non c’è molto margine perché ci risollevi dalla crescita zero già segnalata e dunque decretando la congiuntura internazionale e la frenata tedesca.
Il commercio è nettamente in diminuzione meno 1,4 % in giugno e la disoccupazione galoppa in tutta l’area euro e in paesi dove il problema fino all’anno scorso non si presentava. Giuseppe Conte il giorno della seconda investitura in Parlamento ha detto ciò che Gualtieri ripete come un mantra: faremo spending review, tagli ai sussidi e agevolazioni, lotta all’evasione e privatizzazioni. Sempre su questo giornale recentemente abbiamo analizzato la questione delle privatizzazioni in Italia e ora ricordiamoci che il precedente Conte 1 aveva promesso cessioni pubbliche per 18 miliardi quando invece sono stati forse fino ad ora solo 950 milioni quasi 20 volte in meno di quei 18 miliardi promessi, e a noi solo per disinnescare l’aumento dell’Iva servono 23 miliardi(ovvero l’1,3%del pil).
E fra pochi giorni, cioè il 27 settembre, il governo giallorosso dovrà approvare la nota di aggiornamento al Def – documento di economia e finanza – che deve fissare il rapporto deficit/pil e a ruota entro il 20 ottobre bisogna varare la legge di bilancio 2020. E ahi noi, il governo promette misure espansive in deficit naturalmente perché signori miei ridurre il cuneo fiscale e le tasse,potenziare il welfare e incentivi alle imprese che investono al sud (ripristinando con un nome nuovo la succhiasoldi Cassa del mezzogiorno, scuola università giovani ….servono risorse.
Ma il debito ?Dobbiamo renderci conto che la Bce è vero continua a fare politica monetaria ma siamo ormai al limite e i paesi in difficoltà come noi non potranno avere più di tanto sostegno perché la recessione sta arrivando e noi non possiamo rimanere preda dei mercati .Infatti il bilancio dello Stato parla chiaro ed è li che bisogna tagliare: sono già stati stanziati 60 miliardi all’anno a fondo perduto per le imprese molte delle quali al sud, 140 miliardi all’anno per acquisti della Pubblica amministrazione e da oggi fino al 2023 ed è ovvio che è lo stesso bilancio pubblico che non permette la crescita (http://www.rgs.mef.gov.it/attivita_istituzionali/formazione_e_gestione_del_bilancio/bilancio_di_previsione/bilancio_semplificato/).
Dunque non c’è margine per portare il deficit a 2,5% senza il rischio concreto di infrazione e ricordiamoci che l’economia italiana è ferma da un anno ,vivono le incognite della Brexit e delle guerre commerciali e all’Italia non sarà permesso una manovra di aumento del disavanzo. Se dovesse rispettare i punti del programma Conte 2 dovrebbe fare un deficit per 50 miliardi oltre alla neutralizzazione dell’iva.Per ridare vigore al nostro Paese invece dobbiamo annullare il reddito di cittadinanza, quota 100 e un primo taglio delle tasse per 15 miliardi.Oltre l’attivazione dei cantieri già finanziati mai partiti per 100 miliardi