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Perché la scissione di Renzi rafforza il governo. L’opinione di Ocone

Matteo Renzi è non solo il massimo artefice della nascita del secondo governo presieduto in questa legislatura da Giuseppe Conte, ma è anche colui che in ogni momento può staccargli la spina. A maggior ragione ora che ha un suo autonomo gruppo parlamentare e, nello stesso tempo, continua a controllare anche alcuni parlamentari del gruppo del Pd da cui è uscito (un piede in due staffe!). Una vera e propria spada di Damocle che pesa sul governo, non c’è che dire.

Eppure, paradossalmente, proprio questa situazione rafforza e non indebolisce, a mio avviso, il governo in carica. Per un semplice motivo: Renzi non ha nessun interesse, nell’immediato, a far cadere il governo e ad andare alle elezioni. Anzi, ha necessità di prendere tempo. Se il governo cadesse, infatti, il suo neonato partito si troverebbe nel nuovo parlamento con un esiguo numero di deputati e senatori (i sondaggi lo attestano intorno al 3-5 per cento dei consensi), insufficienti a contare pur in un sistema tendenzialmente proporzionale come è il nostro attuale. Con il governo Conte bis, grazie anche alla spregiudicatezza con cui si è mosso, il senatore toscano ha invece una rendita di posizione non indifferente.

In primo luogo, Renzi potrà condizionare le politiche governative utilizzando proprio l’arma del ricatto, che in politica non è illegittima ma è qualcosa di semplicemente amorale. In secondo luogo, egli potrà partecipare come terzo soggetto politico attivo (insieme a Nicola Zingaretti e a Luigi Di Maio) al tavolo, presieduto da Conte, delle prossime nomine nelle società partecipate e nelle Autorities. In terza istanza, last but not least, egli potrà contribuire alla scelta, nel 2022, del prossimo capo dello Stato. Una figura, quella del Presidente della Repubblica, che, in momenti di crisi politico-istituzionale come quelli attuali, può assumere un ruolo cruciale anche nella dinamica politica (la Costituzione glielo consente, prevedendo che la sua funzione sia “a fisarmonica” e che egli sia semplice “notaio” ma solo quando tutto scorre liscio).

Ora, è proprio di questa rendita di posizione che Renzi ha assoluto bisogno, nei prossimi mesi e, forse, nei prossimi anni. Egli ha in sostanza bisogno di tempo e potere per poter radicare la sua creatura sul territorio, nella speranza di riconquistare il cuore degli elettori come fu cinque anni fa. La sua sarà, tuttavia, una impresa titanica: dovrà niente meno che ribaltare il giudizio che gli elettori hanno oggi generalmente su di lui. In un tempo in cui la politica e i leader si consumano con una velocità inusitata, ricostruirsi una immagine positiva presso il grande pubblico, e dopo due passati anni di governo, è molto difficile. Né aiuta la spregiudicatezza messa in campo in questi giorni: l’impressione di cercare il potere fine a se stesso, genera una naturale crisi di rigetto da parte dei cittadini nei confronti di coloro che vengono identificati, a torto o ragione, con la “casta”.

E ormai Renzi, presentatosi un tempo agli italiani come “rottamatore”, oggi appare un po’ questo. Certo, egli, con la sua sagacia politica, ha capito che ormai la partita si gioca al centro. Ma che sia lui a riempire il vuoto generatosi in quell’area, francamente mi sembra alquanto implausibile. In ogni caso mi sembra che Conte penerà un po’ a tenere a bada e a far sì che la corda tesa non si spezzi. È il suo destino avere sempre un ingombrante Matteo fra i piedi! Alla fine dovrebbe però riuscirci e, chissà? (i dubbi sono tanti e leciti), potrebbe anche riuscire a impostare qualche buona politica per questo nostro strano Paese.


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