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La Spagna ci surclassa. Anche sulla giusta severità

Marco Ahmetovic non andrà in carcere. Dopo la sentenza di primo grado, l’assassino dei quattro ragazzi di Appignano del Tronto, è tornato agli arresti domiciliari, beneficio che gli era già stato concesso prima del processo. La sentenza emessa dai giudici è stata anche più pesante di quanto richiesto dal pubblico ministero, ciò nonostante il rom non sarà detenuto in carcere, ed in teoria, tra un anno potrebbe anche riottenere la patente. Sarebbe come mettergli in mano una pistola carica, ma tant’è.

La rabbia dei parenti e degli amici delle vittime, l’indignazione diffusa e le parole infuocate di tanti osservatori e cronisti (Beppe Grillo ha tuonato a favore della difesa dei confini nazionali) nulla possono contro le assurdità del nostro codice penale, che considera quello di Ahmetovic (alla guida di un furgone completamente ubriaco, per l’ennesima volta) un omicidio colposo. Poco più che una fatalità.

In Spagna, da ieri, si finisce dietro le sbarre anche se si viene trovati alla guida in stato di ebbrezza. Anche se non si procurano incidenti, morti, lutti. Solo per aver corso quell’inaccettabile rischio.

In Italia, invece di responsabilizzare le persone, si preferisce accusare il destino. Che come noto, non è soggetto ad imputazione.

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