All’apparenza la decisione nordcoreana di permettere a un gruppo di imprenditori del Sud di visitare il complesso industriale congiunto di Kaesong è un gesto di distensione. L’area è di fatto ferma dallo scorso 9 aprile per la decisione di Pyongyang di richiamare i suoi 53mila operai impiegati in 123 piccole e medie aziende sudcoreane.
Una nota del Comitato per la riunificazione pacifica della Corea, il braccio politico del regime per i rapporti con il Sud, ha aperto alla possibilità di discutere della normalizzazione nel complesso industriale e di portare via la merce ancora lì.
La proposta nordcoreana lancia la palla nel campo di Seul. Le aperture del regime sono al condizionale. Tutto dipende dalla concessione o no dei permessi agli imprenditori per andare al Nord. Le imprese sono in crisi e il governo ha messo in piedi un piano per sostenerle. Tuttavia a Seul si dibatte sull’opportunità di accettare l’offerta.
Prima di coinvolgere gli imprenditori si vorrebbero aprire colloqui a livello governativo con l’obiettivo di arrivare alla riapertura del complesso, considerato uno dei principali risultati della distensione tra le due Coree all’inizio degli anni Duemila, caduta vittima delle tensioni scoppiate assieme al test nucleare dei Kim a metà febbraio.
Già nelle scorse settimane il Nord aveva lanciato segnali di questo tipo. Prima il 16 maggio, poi il 18 con l’invio ad alcune società del distretto di fax che aprivano al dialogo.
Pyongayang, scrive il Daily NK, conosce bene i timori sudcoreani e parte della strategia punta far ricadere sul governo di Seul la responsabilità per un’ipotetica chiusura definitiva di Kaesong, fomentando così il risentimento delle società verso lo Stato.
D’altra parte è opinione comune che lo strumento per decretare la fine definitiva dell’area industriale sia proprio in mano sudcoreana: e dal lato meridionale del 38esimo parallelo che arriva l’elettricità per far funzionare gli impianti.
Altro canale di dialogo su cui punta il regime è l’anniversario del vertice intercoreano del 2000 dal celebrare il 15 giugno. Pyongyang preme per un appuntamento congiunto e sia permesso ai sudcoreani di partecipare. Se il governo teme per la loro incolumità, è la posizione del Nord, potrà sempre inviare dei funzionari.
Una scelta difficile da accettare per Seul. Partecipare a un appuntamento politico nel mezzo delle tensioni nella penisola porterebbe soltanto a tensioni interne, tanto più che gli invitati sono solitamente gruppi e figure che contestano la politica ufficiale verso il Nord.