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La fine del “miracolo” argentino. Un nuovo default alle porte?

Il Fondo monetario internazionale sosterrà economicamente l’Argentina, ma non ora, non come era previsto. Il Paese sudamericano ha perso oggi il suo principale polmone finanziario con la sospensione del salvataggio da 5,4 miliardi di dollari previsto per questo mese e lo stop del rapporto con l’organizzazione internazionale. In un’intervista concessa alla radio dell’agenzia Bloomberg, il numero due dell’Fmi, David Lipton, ha confermato che seguono le negoziazioni, ma la situazione finanziaria dell’economia argentina è veramente complessa in questo momento per cui si dovrà attendere ancora per dare il via agli aiuti.

Oggi, primo giorno della bulgara Kristalina Georgieva alla guida dell’Fmi, l’organizzazione ha bloccato le aspettative del governo di Mauricio Macri di trovare un’uscita alla crisi economica attraverso il fondo. Il ministro del Tesoro argentino, Hernán Lacunza, e il presidente della Banca Centrale argentina, Guido Sandleris, sono a Washington per trattare con il vertice dell’Fmi, ma la svolta non arriverà nei tempi previsti. Alcuni analisti sostengono che l’organizzazione attende il risultato delle elezioni presidenziali del 27 ottobre in Argentina per capire in quale direzione muoversi.

Per Lipton in questo momento il compito dell’Fmi è consigliare e sostenere gli argentini, soprattutto dopo lo shock del risultato delle elezioni primarie. Ora si può solo preparare il terreno per un eventuale ripristino del rapporto. Avrebbe influito l’ambiguità del candidato peronista Alberto Fernández nel parlare di una “ristrutturazione del debito senza la sofferenza degli argentini”. L’anno scorso (con Christine Lagarde al vertice del Fondo) l’Fmi approvò un salvataggio di 57 miliardi di dollari per l’economia argentina, il più alto nella storia dell’organizzazione. Il presidente Macri avrebbe voluto rinnovare le condizioni del prestito, tuttavia, la svalutazione della moneta locale ha costretto ad annunciare un default parziale, spingendo l’inflazione a circa il 55%.

L’Fmi deve ancora consegnare il 22% del prestito (circa 5,4 miliardi di dollari, previsti per questo mese), più altri cinque pagamenti fino al 2020. Ora però la situazione è cambiata e sono partite nuove negoziazioni. L’Argentina ha bisogno di queste risorse per pagare il debito pubblico ed evitare una nuova svalutazione della moneta. Questo sarebbe il nono default nella storia dell’Argentina.

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