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I piani di Eni e Total sul petrolio della Basilicata

Tra una fresella con pomodorini, formaggio pecorino e un buon bicchiere di vino, la Basilicata all’ombra dei suoi ulivi scopre di avere, da secoli e nel sottosuolo, un giacimento di risorse petrolifere che, a dispetto della buona tavola, fanno ‘gola’ a molti, in Europa e non.

I tecnici hanno infatti trovato una serie di giacimenti di petrolio greggio onshore tra i più grandi in Europa che – come spiega Bloomberg online – potrebbero rendere l’Italia il terzo più grande produttore europeo dopo il Regno Unito e la Norvegia.

Ripresa economica e lotta alla disoccupazione

La Basilicata avrebbe nelle sue viscere una riserva che supera il miliardo di barili; e di conseguenza – scrive Bloomberg – anche ‘’un’arma per combattere la recessione’’. Lo sviluppo della produzione, iniziata nel 1990, è stata frenata da campagne ambientaliste e da ritardi burocratici. Ma queste difficoltà sembra vadano via via affievolendosi. E la spinta principale per l’economia arriverebbe proprio dall’agenda del governo, che punta dritto alla ripresa e alla lotta alla disoccupazione, specie dei giovani.

I piani di Eni e Total
Nei piani di Eni e Total ci sarebbe l’idea di raddoppiare la produzione a quasi 200.000 barili al giorno. L’Eni con il partner Royal Dutch Shell produce 85.000 barili di petrolio al giorno; una capacità che potrà essere aumentata a 104.000 in Val d’Agri. Shell possiede anche un altro giacimento (Tempa rossa) insieme con la Total e la giapponese Mitsui, che entro il 2016 riuscirà a tirar fuori 50.000 barili al giorno. In ogni caso se il petrolio lucano riuscirà ad essere estratto, secondo i piani, la produzione totale in Italia sarà di 170.000 barili al giorno, con un aumento del 68% (rispetto alle estrazioni del 2012).

Risparmio su bolletta petrolio
L’Italia spende qualcosa come 60 miliardi di euro per il petrolio. L’aumento di produzione in Basilicata potrebbero farne risparmiare almeno 5 di miliardi e creare 20.000 posti di lavoro. Il nostro Paese – secondo i dati del 2012 dell’Energy information administration degli Stati Uniti – produce circa 101.000 barili al giorno, pari al 7% del consumo totale, che provengono soprattutto dalla Basilicata e da alcuni pozzi onshore e offshore in Sicilia.

Un aiuto dalla strategia energetica nazionale
Un supporto all’incremento di petrolio lucano sembra arrivare anche dalla Strategia energetica nazionale (Sen), di cui il Paese si è dotato dopo anni di assenza. Al suo interno, tra gli obiettivi indicati, il governo prevede maggiori chance alla produzione di petrolio e di gas. Tanto che l’ex premier Mario Monti ha dato, nell’anno passato, il via libera a un nuovo giacimento in Val d’Agri, per il quale l’Eni e le autorità locali sono in trattativa.

Gli ambientalisti e la difesa della valle
Ma le associazioni di ambientalisti e di cittadini si sono spesso opposti a ulteriori estrazioni petrolifere. E, nel 2007, la creazione del parco nazionale della Val d’Agri, con tutti i vincoli ambientali e paesaggistici che ne conseguono, ha ulteriormente rallentato le intenzioni delle aziende. Legambiente locale, in testa, si oppone a nuove perforazioni e chiede invece investimenti in tecnologie pulite ed energie rinnovabili.

I soldi per il territorio
Intanto grazie al 10% delle royalty che l’Eni paga al territorio, quasi 600 milioni di euro tra il 1998 e il 2012 alla Regione e alle amministrazioni locali, soltanto il comune di Viggiano, in provincia di Potenza, di 3.200 abitanti, ha ricevuto 15 milioni di euro nel 2012. Una cifra che si traduce in un buon motivo per prendere in considerazione un aumento della produzione purché venga creato lavoro e migliorata la tecnologia per la tutela della salute e dell’ambiente.


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