Sono le note di Ravel ad accogliere il visitatore nel padiglione francese alla 55esima Biennale d’arte di Venezia. Ma la grande esposizione, forse la più importante sulla scena, presenta un vero e proprio giro del mondo dell’arte contemporanea attraverso i padiglioni nazionali.
La pioggia d’oro che investi Danae torna a manifestarsi nel padiglione russo, mentre in quello coreano è la luce a prendere un nuovo, e multiforme, aspetto. Tra installazioni materiche e complesse architetture di segni, si arriva ai lavori dello Studio Azzurro prima di immergersi nel blu dell’installazione proposta dagli Emirati Arabi. E mentre un artista cinese vestito da minatore giace sulla ghiaia dell’arsenale, nella chiesa di Sant’Antonino va in scena il trionfo del dissidente Ai Weiwei che ricostruisce la storia del proprio arresto da parte delle autorità di Pechino. Così il giro del mondo, drammaticamente, si conclude nello spazio angusto di una prigione, le cui pareti però non possono bastare per arginare lo spirito dell’arte e la tensione creativa che anima anche questa Biennale.