Nel giugno 2017 il Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica presso la Cei (CNSC) pubblicava il documento Autonomia, parità scolastica e libertà di scelta educativa, sottolineando che le scuole paritarie e la formazione professionale sono una presenza da garantire nel nostro Paese, nel segno della sussidiarietà. Infatti, nonostante la Legge 62/2000 le abbia inserite nel sistema scolastico pubblico d’istruzione a tutti gli effetti, le scuole paritarie vivono ancora un’emarginazione che ne rende problematica la sopravvivenza, soprattutto per il fatto che la parità non si è completata nell’aspetto economico.
A due anni da quell’importante documento, l’Unione delle superiore maggiori d’Italia (USMI) che unisce gli Istituti religiosi femminili operanti in Italia, e la Conferenza italiana superiori maggiori (CISM), omologo maschile, organizzano – nel pomeriggio di giovedì 14 novembre, presso la Sala Convegni USMI-CISM, in via Zanardelli, 32 a Roma – un convegno con il quale intendono richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e del mondo politico proprio sul sistema scolastico italiano “ancora incompiuto” e invitano a fare i passi necessari “affinché il sistema formativo italiano, nel suo complesso, possa perseguire meglio la missione educativa che la società gli affida e che la legge a pieno titolo gli riconosce”.
Il Convegno, che propone come tema lo stesso documento del CNSC: Autonomia, parità e libertà di scelta educativa in Italia e in Europa, ha ottenuto il patrocinio dell’Ufficio nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università della Cei, del Senato della Repubblica.
Saranno presenti personalità ai massimi livelli, in particolare la Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti CASELLATI e Sua Em. il Card. Gualtiero BASSETTI, Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
Le direzioni dell’U.S.M.I. e della C.I.S.M. interverranno nelle persone di suor Nicla SPEZZATI, già Sottosegretaria al Dicastero per la Vita Consacrata, e del presidente CISM, Padre Luigi GAETANI.
Dopo gli interventi delle personalità presenti, la seconda sessione dei lavori, moderati dalla giornalista Lorena Bianchetti, procederà con il confronto tra i componenti delle realtà che hanno redatto il citato documento: CISM, USMI, FISM, FIDAE, AGIDAE, CONFAP, AGESC, CdO-FOE.
Le Conclusioni con le Prospettive di Lavoro saranno affidate a sr. Anna Monia Alfieri, già presidente Fidae Lombardia, da anni impegnata attivamente sul fronte della parità scolastica e delegata per l’USMI Nazionale presso l’Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università della CEI.
Quale l’obiettivo del Convegno? “L’obiettivo è che tutte le famiglie, per educare i propri figli – è scritto nel comunicato di presentazione – possano effettivamente scegliere tra le Scuole Pubbliche del Sistema Nazionale di Istruzione, statali e paritarie, alle medesime condizioni economiche. È questo lo spirito della Legge 62/2000, preceduta dal dettato costituzionale e seguita da numerosi pronunciamenti giuridici europei.”
La richiesta di parità effettiva, anche economica, incontra ancora oggi resistenza da parte di alcuni settori politici e culturali, nonostante sia lampante l’ingiustizia per cui i genitori degli alunni delle scuole paritarie pagano due volte per garantire la libera educazione dei loro figli: prima con le tasse, come tutti gli italiani, e poi con le rette che sono costretti a versare alle scuole paritarie che non ricevono sovvenzioni dallo Stato italiano.
C’è una soluzione? Da anni voci autorevoli attraverso studi scientifici propongono lo strumento del costo standard di sostenibilità per allievo, orientato a far sì che la “libera scelta delle scuole” non sia più un terreno di scontro ideologico tra partiti, ma sia la procedura trasparente ed efficace per allineare l’Italia ai Paesi civili più avanzati, dove tutte le famiglie, ricche o povere che siano, godano degli stessi diritti di accesso all’Istruzione Pubblica, che non può essere unicamente “statale”, pena il venir meno della libertà di scelta in una pluralità di offerta formativa. Tale strumento metterebbe al centro del sistema lo studente, favorirebbe la libertà di scelta educativa da parte delle famiglie, creerebbe una positiva competitività tra le scuole migliorando la qualità didattica, produrrebbe un notevole risparmio sulla spesa scolastica da parte dello Stato.
È il momento di rompere gli indugi per attuare un nuovo e diverso metodo di finanziamento del sistema educativo e pubblico nel suo complesso.
Proviamoci con un confronto che riprendendo le fila del discorso, degli accordi, delle manifestazioni di volontà, cerca di sbloccare quello che credo essere un rimbalzo di responsabilità e che in realtà compromette gravemente il pluralismo e dunque la libertà di scelta educativa, senza dare una soluzione differente e prendendo tempo… il che non risolve i problemi!
Ormai i cittadini sono svegli e pronti sul tema e si fanno una domanda semplicissima che chiede una risposta chiara.
Se la responsabilità educativa dei genitori, per poter essere agita, necessita assolutamente e in modo imprescindibile della libertà di scelta educativa (non c’è dovere senza diritto e non c’è responsabilità senza libertà), a sua volta tale libertà, per essere posta in atto, richiede un pluralismo educativo.
Senza questo processo di diritto la scuola italiana è destinata al decadimento totale… e il Paese con lei.
I risultati OCSE-PISA 2019 dimostrano che la scuola italiana non è più un ascensore sociale, ma presenta un alto tasso di abbandono scolastico, dispersione scolastica, neet (ragazzi che non studiano e non lavorano), analfabetismo.
Che l’Italia spende male (10mila euro per allievo della scuola statale, anziché 5.500, come previsto dai costi standard) a fronte di un alto precariato, cattedre senza docenti, edifici scolastici in precarie condizioni, è sotto gli occhi di tutti.
I costi standard garantirebbero la libertà di scelta educativa a costo zero e innalzerebbero il livello di qualità.
Una riforma possibile già domani: che cosa la blocca? Il rimbalzo fra associazioni e politica?
Allora: l’alternativa di diritto alla chiusura delle buone scuole paritarie (il centro sud è ormai spopolato), garanti della libertà di scelta educativa, qual è?
Il mio augurio è che dal 14/11 si esca tutti quanti in modo più consapevole e a carte scoperte: i cittadini hanno diritto a una risposta alla domanda “Scuola di regime o libertà di scelta in educazione?”
Su questi temi, il senso di impotenza che si restituisce non fa bene a nessuno.
Il decreto sui precari che in ultima analisi, con l’intervento sapiente del presidente Mattarella, consente anche ai docenti delle scuole paritarie di accedere all’abilitazione, ha chiaramente dimostrato che si parla di scuole pubbliche…
Allora si proceda coerentemente al diritto.
“Vola solo chi osa farlo” (Luis Sepùlveda)