Quando la politica si riduce a rappresentazione, una politica classicamente intesa non sa più che pesci prendere. È allora che, per arginare la marea montante che sta per travolgere roccaforti un tempo inespugnabili, si può pensare di fare argine con un muro di sardine compatte. La sardina è un “pesce povero” ma anche “grasso”: sembra adeguato a questi tempi di “decrescita” teorizzata e di consumi ancora pingui restati sulla tavola lasciati come scarto da genitori abituati a mangiare alla grande (senza porsi troppi problemi di dieta, fra l’altro).
Bologna, d’altronde, è la “grassa”, ma è anche la “dotta” e la “rossa”. Di cultura, in verità, nelle giovani sardine non è dato scorgerne molta: almeno non quella fatta di sottigliezze, raffinatezze, solida preparazione classica, che era un tempo la cifra di questa città con la più antica Università del mondo. Qui stiamo a livello di cultura mainstream, di subculture, di idee fatte e ricevute, e consumate in un fast food. Tutta confezionata per mandarla a dire a un nemico che è tale perché non lo si capisce nella sua popolana semplicità. Chiamarlo “fascista” poi fa sentire tutti più buoni e ci fa riconnettere con la tavola non dei padri ma addirittura dei nonni. Quei nonni che il fascismo lo videro e combatterono veramente, si illusero spesso di essere sul cammino illuminato dal “sol dell’avvenire” e che finirono poi, coi figli, in una paciosa e pingue vita da borghesi quasi soddisfatti.
“Capitalismo rosso all’emiliana” e tante salamelle alle Feste de “l’Unità”! Il rosso pure c’è ancora, ma un po’ si vergogna. Bisogna sgrossarlo per trovarlo. Così come, sempre andando a fondo, si può poi trovare qualche post compromettente, generatore di odio verso chi è accusato oggi di generare odio. D’altronde, l’odiato cerca sempre l’odiatore, per riconoscersi, in un gioco di specchi senza fine.
Tornati alla realtà, non guasta però nemmeno il vecchio doppiopesismo: l’odio nostro è ironia, quello dell’altro è fascismo. Eterna italia, altro che “fascismo eterno”: chiusi nella lotta a somma zero fra fascisti e antifascisti, come sempre guelfi e ghibellini. La sardina, ovvero il pesce azzurro, è però roba nostra, dei nostri mari. Una punta di orgoglio sovranista puoi trovarlo perciò dove meno te lo aspetti. A Natale arriverà un grosso capitone oppure le sardine gli sbarreranno la strada finendo per essere poi spazzate via dall’odiato Capitano?