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Le Sardine non sono una soluzione. Caligiuri spiega perché

Al movimento definito “delle Sardine” qualcuno affida funzioni salvifiche, a cominciare dall’impedire la vittoria di Salvini nelle topiche elezioni regionali dell’Emilia-Romagna.

Questo sembra essere il pretesto e, in un certo senso, la necessità.

Che dalle parti di Bologna le cose non andassero per il meglio, lo evidenzia una circostanza che tutti dimenticano: cinque anni fa si recò alle urne, in una regione spesso leader nella partecipazione elettorale, appena il 37 per cento degli aventi diritto, compresi i Cinque Stelle che conquistarono cinque seggi.

In questo “curioso abuso della statistica che è la democrazia” (tratta indirettamente da Jorge Louis Borges) non ci si sofferma mai su quello che abbiamo davanti agli occhi.

Infatti, “le Sardine” nascono al di fuori dei movimenti politici parlamentari, sintomo che questi ultimi sono espressione di una procedura elettorale che si fonda su quello che Noam Chomsky definisce “consenso senza consenso”.

Quello che mi viene da pensare è che questo ennesimo movimento sia una riprova dell’ “effetto sciame”, che, secondo Byun-Chul Han, descrive ondate di indignazione e di consenso che come rapidamente si innalzano così velocemente si inabissano.

Questa fluidità viene raccontata, spiegata, curvata in salsa emiliano-romagnola e anti-Lega, a base di storytelling e manipolazione.

Ritengo che la realtà sia più complessa e che le analisi mediatiche alla fine siano funzionali a rendere credibile quella sommatoria di debolezze rappresentata dal sistema politico nazionale.

Infine una considerazione estetica e visiva: le Sardine si muovono tutte verso un’unica direzione, sommando l’effetto “stormo” all’effetto “sciame”.

Nessuno va in “direzione ostinata e contraria”, come Fabrizio De Andrè invitava a fare alle giovani generazioni.

Potrebbero quindi essere espressione prevalentemente dell’istinto e dell’assenza di pensiero.

Quindi non una soluzione ma l’ennesima manifestazione di un problema.



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