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Gli sguardi di Germania e Cina s’incontrano a Mosca

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Edoardo Narduzzi sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi del gruppo Class Editori.

Il suo primo viaggio europeo, il nuovo premier cinese, lo ha voluto di una sola tappa: la Germania. Li Keqiang, capo del governo della seconda economia del pianeta, ha le idee molto chiare sull’Eurozona e il suo futuro. Non ha perso tempo a Parigi o a Bruxelles, non è andato a Londra. Li in Europa si è concesso una lunga e articolata tappa tedesca. Ha incontrato, ovviamente, la cancelliera Angela Merkel ma non soltanto lei. In Germania il capo del governo cinese è rimasto tre giorni pieni. Gli scambi commerciali tra i due paesi valgono 144 miliardi l’anno di merci e di servizi, ma l’agenda e il protocollo scelto da Pechino, mai casuale come da tradizione, hanno un significato che va ben oltre una rituale visita di stato per fare business.

Il focus tedesco verso est

La Cina con la sua strategia è già oltre l’asfittica discussione europea sulla crisi dell’euro. Guarda al mondo post unilateralismo Usa, quello che ha monopolizzato le relazioni internazionali dal crollo del Muro di Berlino, e vede in Berlino un fondamentale partner tecnologico e non solo. Ha capito che l’Ue a trazione franco-tedesca è uscita di scena, soprattutto perché Berlino guarda, come insegna lo spartito della storia, a Est: verso Mosca e oltre gli Urali nella direzione dell’Asia continentale nella quale Pechino vuole giocare un’influenza chiave in questo secolo.

L’asse politico energetico anti Usa Berlino-Mosca-Pechino

Ora Berlino può dare la direzione di marcia all’Europa e alla Cina un’Europa meno atlantica e più euroasiatica interessa non poco. In mezzo, geograficamente, c’è la Russia di Vladimir Putin, chiave per le forniture energetiche anche della Germania. Mosca, capitale di un altro paese molto interessato alla tecnologia tedesca, che ha ripreso a giocare nello scacchiere mondiale in autonomia, come dimostra la vicenda siriana. La Russia di Putin è, in qualche modo, la carta segreta che può portare l’Eurozona oltre la sua crisi da parametri di Maastricht. E l’asse con la Merkel è la spada che lo Zar russo può blandire nei confronti degli Usa per contenerne la spinta a colpi di shale gas che indubitabilmente Washington ha impresso negli ultimi tempi agli equilibri energetici dell’Opec e mondiali.

Sintesi di un articolo che si può leggere qui.


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