L’Iran sta emergendo tra i Paesi sostenitori del terrorismo e rafforza la sua alleanza con Hezbollah a un livello che non si vedeva dagli anni Novanta del secolo scorso. Allo stesso tempo la rete di al Qaida sembra indebolirsi con l’eliminazione dei leader principali, sebbene gruppi regionali che si rifanno almeno nel nome alla rete fondata da Osama bin Laden stiano diventando sempre più autonomi sia nella scelta degli obiettivi sia nella forme di finanziamento.
Sono alcune delle conclusioni cui arriva il rapporto sul terrorismo pubblicato il 31 maggio dal dipartimento di Stato americano. Secondo quanto scrive la diplomazia Usa, il nocciolo duro della rete sotto la guida di Ayman al-Zawahiri sta perdendo di forza.
Ovviamente l’uccisione di bin Laden nel maggio del 2011 è considerato il colpo più duro inferto ad al Qaida. Nel documento sono citati anche altre operazioni di primo piano con cui sono stati “rimossi dalla lotta” molti figure di spicco come Ilyas Kashmiri nel Asia meridionale, Atiya Abdul Rahman in Pakistan o ancora leader come Abu Yahua al Libi e Abu Zaid al Kuwati.
Dai rifugi sicuri del Pakistan occidentale, scrive il rapporto, la leadership è ancora capace di ispirare attacchi regionali e transnazionali. Tuttavia le varie affiliate della rete come al Qaida nella Penisola arabica o al Qaida nel Maghreb islamico si stanno concentrando su attacchi di piccola scala nelle loro aree di competenza. A complicare le operazioni dell’antiterrorismo sono le “vicende tumultuose” del Medio Oriente e del Nord Africa. Il rapporto fa menzione delle diffusione delle armi nella regione dopo la caduta del regime libico do Gheddafi e della rivolta islamista in Mali.
Sul caso siriano pesa invece il coinvolgimento di movimenti come il fronte al Nusrah, definito lo pseudonimo sotto il quale Al Qaida in Irak continua a lottare contro il presidente Bashar al Assad, ma di fatto opponendosi ai settori più laici della rivolta siriana.
Anche per questo il mese scorso, in un audizione al Senato, a un alto funzionario dell’amministrazione Obama è sfuggita l’ammissione che la guerra contro il terrorismo potrebbe durare altri vent’anni, in controtendenza con altre dichiarazioni dei mesi precedenti.
Il rapporto dà ampio spazio anche all’Iran, in particolare all’alleanza con Hezbollah, in questi giorni al centro delle cronache per il coinvolgimento nel conflitto siriano a fianco delle truppe di Assad, e al ruolo del corpo delle Guardie iraniane della Rivoluzione-forza al Quds sospettato di aver pianificato attacchi in India, Georgia e Thailandia e del ministero dell’Intelligence di Teheran.
“Le minacce terroristiche sono decentralizzate e geograficamente diversificate”, si legge nel rapporto. Per contrastarle serve pertanto la collaborazione con i partner internazionali.
Un plauso nel documento va anche all’Italia, citata per gli attacchi contro ambasciate e business privati. L’Italia, scrive il rapporto, sta indagando e agendo duramente contro i “sospetti terroristi”, smantellando le cellule terroristiche all’interno dei propri confini e mantenendo una collaborazione professionale di altro livello con i partner regionali.