Sarà la sicurezza informatica l’argomento centrale dell’incontro del fine settimana tra il presidente statunitense, Barack Obama, e il suo omologo cinese, Xi Jinping.
In agenda per i leader delle due potenze ci saranno anche la questione nordcoreana e i problemi dell’economia globale, ma sono le intrusioni nelle reti informatiche il punto di frizione che al momento rischia di compromettere i rapporti tra Washington e Pechino.
L’informalità dell’incontro in una tenuta in California, considerata la Camp David della costa occidentale, potrà forse aiutare il capo di Stato cinese ad accettare quanto ha da dirgli Obama.
Gli Usa, ha confermato ieri un funzionario della Casa Bianca, metteranno la Cina davanti alla necessità di prendersi le proprie responsabilità per attacchi partiti dal proprio territorio, indipendentemente da chi abbia condotto le azioni. “Ci aspettiamo che il tema diventi costante nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina”, ha continuato il funzionario, “crediamo che ogni nazione debba attenersi alle leggi internazionali e agire in risposta a ciò che si diffonde dal proprio territorio”.
Negli ultimi mesi sia rapporti ufficiali del Pentagono sia di società private per la sicurezza hanno puntato il dito contro la Cina accusata di rubare segreti militari e commerciali statunitensi.
L’ultima stoccata ufficiale è stata quella del segretario alla Difesa statunitense, Chuck Hagel, durante l’appuntamento dello Shangri-La Dialogue, evento annuale sulla sicurezza ospitato a Singapore. “Siamo preoccupati per la crescente minaccia portata dalle intrusioni informatiche, alcune delle quali sembrano essere legate al governo e all’esercito cinese”, ha detto il numero uno del Pentagono.
Non sfugge neanche che il funzionario incaricato di preparare la visita di Xi in California è stato nelle scorse settimane il consigliere presidenziale Usa per la Sicurezza, Tom Donilon, che già in passato aveva accusato Pechino di pirateria digitale.
La Repubblica popolare non sembra però disposta a incassare in silenzio. Pechino ha sempre smentito il proprio coinvolgimento e rimarcato di essere stata a sua volta bersaglio di attacchi informatici partiti dagli Stati Uniti.
“Abbiamo montagne di dati che provano le intrusioni statunitensi contro la Cina. Ma sarebbe da irresponsabili dare le colpe a Washington per gli attacchi”, ha detto buon ultimo Huang Chengqing, direttore del CNCERT, il National Computer Network Emergency Response Technical Team/Coordination Center of China.
“Sostengono casi di cui non ci hanno fornito informazioni”, ha continuato nell’esortare a una maggiore collaborazione. D’altronde nei primi quattro mesi del 2013 l’ente ha già collaborato diverse volte con le controparti statunitensi, spiega Huang.
Tra Cina e Stati Uniti si parla di un “nuovo tipo di relazione tra potenze”. Come scrive Jamil Anderlini sul Financial Times, per Pechino sotto la guida di Xi questo vuol dire un rapporto tra eguali. Il rischio per il quotidiano londinese e che questo crei frizioni con tutti gli altri, quelli che a Pechino non sono considerati grandi potenze e pertanto trattati come tali.