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Perché sposo la controrivoluzione delle Sardine. Il commento di Rotondi

Di Gianfranco Rotondi

Non so cosa siano le sardine, chi le abbia pensate, suggerite, ispirate. E non me ne frega niente. Azzardo che la spiegazione sia la più semplice: quattro ragazzi svegli hanno provato a gridare che il re sovranista è nudo, e la folla – di voce in voce – li ha seguiti. Qualche volta accade, nelle curve della storia.

A me le sardine sono piaciute subito, a pelle. Prima di loro sembrava che esistesse un solo popolo italiano, quello dei selfie col Capitano: moltitudini di italiani rispettabili e incazzati, abbacinati dal profluvio di parole del leader leghista.

Non era anomalo che Salvini arringasse le sue folle, ma che esistessero solo quelle: a sinistra silenzio, nell’ex rossa Umbria il Capitano si divertiva a postare le foto dei comizi vuoti di Zingaretti e compagni; a destra l’unica folla era quella – in fila per due – di deputati e aspiranti tali pronti a inneggiare al Capitano dopo aver cantato “meno male che Silvio c’è”.

Quando tutto pareva perduto, salta fuori un ragazzetto riccioluto di Bologna che sbatte in faccia ai sovranisti una folla che manco Togliatti vide mai sulla piazza bolognese. Saranno stati rossi o rosè, ma erano cristiani in carne e ossa, senza bandiere, senza sangue agli occhi, senza parole d’ordine divisive.

All’inizio manco parlavano, le sardine: il gesto era il fatto di esserci, bastava quello. Ma quando hanno parlato, mi hanno convinto anche di più. Due cose mi sono piaciute. La prima,detta da Santori: “Ci schieriamo contro un linguaggio, non contro una persona”, come a ripetere evangelicamente che le parole sono pietre, in politica ancora di più.

La seconda pure l’ha detta Santori, e l’hanno ripetuta tutti, ed è bellissima: “Noi non siamo antipolitici, siamo accanto ai nostri politici, perché comprendiamo chi – a differenza nostra – non dedica qualche ora ma tutta la giornata alla politica”.

Queste parole sono una rivoluzione, anzi una controrivoluzione: via dieci anni di anticasta pelosa, via la posa antipolitica radical chic, via il girotondismo del più bel figo del bigoncio che gridava “con questi dirigenti non vinceremo mai”.

Via la sinistra querula e isterica, dentro ragionamenti pacati che ricordano la bella politica della migliore storia della repubblica.

Magari mi illudo, ma dopo aver osservato tante sconcezze almeno qui ci godiamo qualche parola pulita.

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