Mancano poche ore al voto che eleggerà il nuovo sindaco di Roma. E anche se il candidato del Pd Ignazio Marino è prudente, “non ci sono vincitori annunciati”, ha detto, con i suoi 12 punti di vantaggio al primo turno su Gianni Alemanno, sono in molti a scommettere sul suo successo.
Ma perché nell’entourage di Marino sono molto speranzosi? Sicuramente è merito della figura di Marino, il serio e posato chirurgo di Genova che ha promesso di caratterizzare la sua amministrazione all’insegna della trasparenza e del merito. Ma ad influire sull’ottimismo c’è anche l’idea di sinistra che vuole rappresentare il candidato sindaco: una sinistra diversa (alternativa?) al corpaccione del Pd, fatta di buoni amministratori locali.
Le persone che ha scelto di portare sul palco durante queste settimane parlano da sole. Domani venerdì 7 giugno a piazza Farnese per la manifestazione di chiusura della campagna con Marino ci saranno solo quattro amministratori locali: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda, la presidente del Friuli Venezia Giulia Debora Serracchiani, colei che ha commentato i risultati del primo turno dicendo “Io e Marino abbiamo vinto nonostante il Pd”, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Tutti rappresentanti un po’ atipici del Pd, “eterodossi” li ha definiti Peppino Caldarola.
Lo stesso era successo a piazza San Giovanni venerdì 24 maggio. Sul palco con il medico solo Zingaretti mentre il segretario Guglielmo Epifani era rimasto nel retropalco a rilasciare dichiarazioni in suo favore.
Anche Matteo Renzi che ha voluto dare una mano al candidato al Campidoglio sabato scorso alla Garbatella è venuto nelle vesti di sindaco di Firenze: bandite per una volta tutte le domande riguardanti la politica nazionale.
Così mentre il suo sfidante Alemanno si aggrappa a Silvio Berlusconi, nonostante il sindaco uscente mesi fa lo voleva mandare in pensione, per tentare la rimonta, Marino preferisce lasciare fuori dalla sua campagna i big del partito.
E sembra suggerire che se c’è un Pd nazionale che alle elezioni non vince ed è costretto ad allearsi con il Pdl per governare, ce n’è anche uno che a livello locale… può vincere. “Non è ora di chiamare Bersani?”, ironizzerebbe Maurizio Crozza.