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Usa 2020, la vittoria è donna. Il match Warren/Sanders raccontato da Gramaglia

Sul palco sono in sei, ma vanno a coppie: due – e sono Sanders e la Warren – si contendono il voto di sinistra, che qui si chiama liberal o progressista; due – e sono Biden e Buttigieg – vogliono prendersi il centro; e due – e sono la Klobuchar e Steyer – sono all’ultima chiamata, o sopravvivono o spariscono.

Ah, dimenticavo: tutti sono lì per battere Donald Trump il 3 novembre; ma l’obiettivo passa un po’ in secondo piano, visto che adesso si tratta di arrivare al 3 novembre come candidato democratico; e, ancora più nell’immediato, di uscire bene dai caucuses dello Iowa, che, il 3 febbraio, fra meno di tre settimane, inaugureranno la stagione delle primarie.

L’ultimo dibattito fra aspiranti alla nomination democratica prima del primo voto di queste primarie ha per protagonisti i tre Grandi Vecchi (in ordine alfabetico, l’ex vice di Barack Obama, Joe Biden, in foto, e i senatori Bernie Sanders ed Elizabeth Warren), Amy Klobuchar – senatrice -, Pete Buttigieg – ex sindaco di South Bend nell’Indiana – e Tom Steyer – miliardario.

Giù dal palco, perché non hanno raggiunto i requisiti richiesti dal Comitato nazionale democratico, ma ancora in corsa, restano il miliardario Mike Bloomberg (che salta le primarie di febbraio e punta tutto sul Super Martedì, il 3 marzo), un altro miliardario d’origine cinese Andrew Yang, la deputata Tulsi Gabbard e tre outsider neppure percepiti dai sondaggi: Michael Bennett, John Delaney e Deval Patrick).

La Drake University di Des Moines, capitale dello Iowa, vibra soprattutto dei fremiti fra Sanders e la Warren, come sempre molto seriosa, tra il malva e il viola. Il primo che si considera “socialista”, la seconda spauracchio della finanza, costretti a farsi la guerra per diventare l’anti-Biden, prima ancora che l’anti-Trump.

“Sole le donne su questo palco, Amy ed io, hanno vinto tutte le elezioni cui hanno partecipato. Invece gli uomini ne hanno perse insieme dieci”. La battuta della Warren viene raccolta al volo dalla Klobuchar in rosso pompeiano: “È vero, noi donne abbiamo sempre vinto”. E trova l’inefficace opposizione di Sanders: “Io ho battuto un repubblicano”. “Quando?”, “Nel 1990”, “Ma è trent’anni fa!”.

Lo scontro, però, non dà proprio scintille, se non alla fine, quando Elizebeth e Bernie non si danno la mano e si scambiano, fuori microfono, battute concitate. Sanders ribadisce di non avere mai detto che una donna non potrà mai vincere le elezioni presidenziali – la Warren sostiene l’abbia detto nel 2018 -: “È la mia storia a parlare per me: su YouTube potete trovare un video in cui sostengo, 30 anni fa, che la vittoria di una donna è possibile”. Sempre trent’anni fa, un leit motiv.

Biden, che è il battistrada, a livello nazionale, ma che nello Iowa non è sicuro di vincere, anche se appare in crescita, resta un po’ defilato: non cerca di mostrare il piglio del leader, che forse non ha, ma sta attento a evitare gaffe – un suo tallone d’Achille. Minuti alla mano, parla meno degli altri, ma è costretto a difendersi solo una volta: “Ho già detto 13 anni fa che fu un errore votare per la guerra in Iraq”, replica a Sanders, che definisce quel conflitto “la peggiore decisione della nostra storia insieme alla guerra del Vietnam”. Per il resto, l’ex vice di Obama si limita all’essenziale: è pronto ad affrontare Trump faccia a faccia e a guidare il Paese con la sua esperienza di otto anni alla Casa Bianca da “numero due”.

Prestazione in chiaroscuro per Buttigieg, che mostra competenza dalla politica estera alla sanità, ma che non s’impossessa del ruolo di moderato in alternativa a Biden. Ai margini del dibattito, non solo perché alle stremità del palco, Steyer e la Klobuchar, che riesce però a piazzare qualche battuta incisiva.

C’è molta politica estera, indotta dai rischi di un conflitto in Medio Oriente innescati dall’uccisione del generale iraniano Qasim Soleimani. Fra le spigolature, Sanders denuncia “il rischio di guerra con l’Iran per le bugie di Trump”; la Warren s’impegna a ritirare le truppe Usa dal Medio Oriente; Buttigieg accusa il presidente di facilitare – invece che di impedire – il ricorso dell’Iran al nucleare; Biden afferma che non incontrerebbe mai il dittatore nordcoreano Kim Jong-un senza porre prima paletti; Sanders esclude un accordo con la Cina senza lotta al cambiamento climatico. I moderati litigano coi progressisti sulla riforma della sanità. E Buttigieg mette l’epigrafe sul dibattito: “È ora di gettare il trumpismo nella spazzatura”.



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