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Perché Wall Street non si dispera per l’aumento della disoccupazione Usa

C’è una contraddizione che nutre ancora di speranze Wall Street, e non solo. A maggio negli Stati Uniti sono stati creati 175.000 posti di lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è salito al 7,6%. Non una buona notizia, quest’ultima, ma fondamentale affinché la Fed statunitense non chiuda i rubinetti che stanno inondando di liquidità le piazze mondiali. Uno 0,1% in più di disoccupati, per cui Wall Street non si dispera, tutto sommato.

I dati sulla disoccupazione

A maggio negli Stati Uniti sono stati creati 175.000 posti di lavoro, più dei 169.000 attesi dagli analisti, ma il tasso di disoccupazione cresciuto al 7,6 dal 7,5% del mese precedente, perché le persone rientrate nel mercato del lavoro sono state 420mila. Gli esperti prevedevano un dato invariato al 7,5%. Una notizia quindi in chiaroscuro sul mercato del lavoro americano, a testimonianza del fatto che la ripresa procede a passo lento e discontinuo.

La condizione del programma della Fed

Il programma di acquisti di titoli da 85 miliardi di dollari deciso dal governatore della Fed Ben Bernanke ha infatti l’obiettivo di creare le condizioni per un abbassamento del tasso di disoccupazione. E Bernanke punta dritto al raggiungimento della soglia del 6,5%. Ma le casse di Washington, e il suo debito pubblico, non permetterebbero un prolungamento eccessivo del piano. Anche perché queste iniezioni sono finite per diventare una droga per la finanza mondiale, a cui è bastato l’avvertimento di Berbanke di uno stop al piano, nel caso in cui le condizioni fossero migliorate, per sprofondare nel panico e riaccendere la volatilità azionaria.

Niente svolta?

Gli Usa, sottolinea il Financial Times, hanno registrato una crescita superiore alle attese a maggio, un fattore che potrebbe incoraggiare la Fed a cominciare a rallentare I suoi acquisti di asset da 85 miliardi di dollari al mese, ma che probabilmente non sarà forte abbastanza per spingere il board della Fed, la prossima settimana, in questa direzione.

La reazione dell’economia Usa

Nel complesso, i dati suggeriscono che l’economia statunitense sta reagendo bene nonostante l’aumento della pressione fiscale e i tagli alla spesa pubblica, con una crescita della domanda in grado di sostenere la creazione di nuovi posti di lavoro. Un fattore che avvicina l’obiettivo della Fed di un sostanziale miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, ma che non rappresenta la grande svolta che mette fine ai timori del governatore Ben Bernanke.

In un certo senso però, i mercati possono stare tranquilli. Gli ultimi dati sul settore manifatturiero non sono stati buoni come sperato. Che l’economia e il mercato del lavoro Usa si siano proprio ripresi, insomma, è ancora presto per dirlo.


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