L’università Luiss Guido Carli di Roma sta lanciando in questi giorni la III edizione del Corso executive in Affari Strategici (https://sog.luiss.it/it/formazione-executive/corso-executive-affari-strategici) realizzato in collaborazione con il Dis – Dipartimento delle informazioni per la sicurezza. Il primo corso di formazione post-laurea italiano dedicato alle grandi scelte strategiche nazionali: sicurezza, politica internazionale, intelligence, e politica estera, attraverso l’analisi dei principali processi in atto a livello globale, dalla rivoluzione tecnologica alla competizione economica ai conflitti in essere, e delle loro ricadute sulla proiezione internazionale italiana. Un corso realizzato con un approccio multidisciplinare, cui partecipano esperti e docenti di materie diverse, dagli studi strategici all’economia, dal diritto alle nuove tecnologie, e uno sguardo sempre fisso all’interesse nazionale italiano. Di questo e altro abbiamo discusso con il suo coordinatore scientifico, il Professore di Relazioni internazionali Raffaele Marchetti.
Prof. Marchetti, siamo alla vigilia della terza edizione del corso in affari strategici della Luiss, che lei coordina insieme al Prof. Spagnoletti. Che bilancio fate di questo percorso avviato nel 2018 in collaborazione con il Dis?
Devo dire che c’è grande soddisfazione, sia da parte nostra come università sia da parte del Dis, per come sono andate le precedenti edizioni. Da sempre questo corso è stato pensato come un momento di formazione per nuovi analisti interessati alle materie del programma, ma anche rivolto a tutti coloro che, già svolgendo questo tipo di professione o occupandosi nel proprio lavoro di questi temi, intendono approfondire le proprie conoscenze. Questo progetto però non è stato pensato solo per finalità didattiche, che sono utili e importanti e comunque hanno una specificità propria nel panorama nazionale, ma anche come un laboratorio intellettuale. Noi infatti vorremmo dare vita ad uno spazio nazionale di riflessione dedicato a temi come gli interessi strategici nazionali, la sicurezza nazionale e l’intelligence, che al momento manca in Italia e di cui invece vi è una grande necessità. Vorremmo creare all’interno dell’università un luogo non solo di formazione ma anche di riflessione strategica aggregando le risorse accademiche e istituzionali presenti nel paese.
Un “laboratorio sulla riflessione strategica nazionale”. Come pensate di svilupparlo?
Partendo dalle attività del corso, che ci permettono di coinvolgere non solo studenti e professionisti ma anche molto docenti italiani provenienti dalle migliori realtà accademiche italiane ed estere, vorremmo poter creare un luogo di incontro e di riflessione aperto anche a chi opera nelle istituzioni nazionali interessate a questo tipo di materie, cercando di costituire una comunità di professionisti, esperti e studiosi interessati. Strutturare un laboratorio significa poter dare vita, anche oltre al corso, ad altre iniziative mirate che possano permettere di elevare il dibattito e la riflessione strategica nel nostro paese con continuità. Stiamo mettendo a punto, per esempio, alcune iniziative editoriali per la traduzione in italiano dei principali testi di studio dedicati all’intelligence e alla strategia, cosi come la pubblicazione di nuovi testi inediti dedicati a questi temi.
Come è nata l’idea di questo corso?
In Italia manca una conoscenza diffusa di questi temi, in particolare manca una approfondita riflessione, anche in ambito accademico, sull’interesse nazionale e la cultura strategica. Ma questa carenza, ci siamo accorti, non è solo presente a livello di studio e di ricerca, è trasversale e presente anche in larga parte della nostra pubblica amministrazione e delle classi dirigenti del paese. Non è scontato che nella pubblica amministrazione si ragioni in termini di scelte strategiche nazionali, e infatti, purtroppo, i risultati li vediamo spesso con i nostri occhi. Questa lacuna secondo noi va colmata offrendo una formazione specifica su questi temi, rivolta non solo agli analisti ma anche a chi deve affiancare i decisori politici nel perseguire determinate scelte. Il corso nasce dalla presa d’atto che purtroppo su questi temi c’è una formazione limitata. Nel mondo accademico italiano non se ne parla molto, per vari motivi anche di ordine storico.
Quali sono le cause di questa lacuna?
Le cause sono diverse. Dal secondo dopoguerra in poi, a partire dall’università italiana, c’è stata ritrosia a ragionare in termini di interessi strategici. A volte si tendeva a vedere questo tipo di tematiche come troppo connotate in termini “nazionalistici” ovvero si delegavano ad altri perché, nel frangente storico della Guerra Fredda, molti dei temi di interesse nazionale venivano “co-decisi” ad altri livelli. Il fatto è che in Italia in questi ultimi decenni sono comunque mancate una riflessione e un dibattito nazionale approfondito su questi temi, mentre per esempio in altri paesi, con una tradizione storica e politica diversa dalla nostra, questo non è avvenuto.
Ad esempio?
Nel sistema accademico italiano sono rarissimi i corsi di politica estera o di difesa italiana con un’impostazione politologica. Mentre negli altri grandi paesi, per esempio negli USA o in Francia, questo genere di studi e di corsi costituisce una componente essenziale dei corsi di studio di scienze politiche. È un problema strutturale, che paghiamo da tempo, anche per un’impostazione che vorremmo provare a correggere. Per arrivare a fare scelte strategiche per il paese, il punto di partenza è proprio avere una riflessione di base da cui partire per poter assumere certe decisioni. Mancano in Italia pubblicazioni, studi e approfondimenti su questo tema. Cosi come per accedere alle istituzioni attraverso concorsi pubblici non è richiesta questo tipo di preparazione. Penso per esempio al concorso per la carriera diplomatica dove studi strategici sono assenti tra le materie concorsuali. Quando però si parla di cultura strategica e di cultura della sicurezza sarebbe importante che tale riflessione fosse sviluppata nella società a tutti i livelli.
A proposito, come nasce la collaborazione con la Presidenza del Consiglio e il DIS?
Ci siamo ritrovati come due istituzioni che lavorano su questi temi e che hanno interesse a fare crescere e maturare la cultura strategica e la cultura della sicurezza nel paese. Dare vita al corso, e riproporlo per la sua terza edizione è stato certamente un’importante esperienza di collaborazione che noi intendiamo portare avanti, magari ampliandola ulteriormente. La Luiss del resto sta facendo un significativo investimento in studi sulla sicurezza. Per esempio, oltre ai diversi corsi e master che offriamo, sta per partire una nuova laurea magistrale in relazioni internazionali dedicata proprio agli studi in sicurezza e difesa (https://programs.luiss.it/program/security/). Inoltre, stiamo valutando l’ipotesi di attivare un equivalente filone di ricerca di dottorato in studi strategici. Sono poi presenti significative collaborazioni con le forze armate, con le forze di polizia e con la Nato.
Di fronte al contesto internazionale attuale e alle sfide che il nostro Paese si trova ad affrontare, quanto è importante il tema dell’interesse nazionale e della sua tutela?
Il corso è in gran parte centrato su questo tema. A differenza di tanti corsi, dove il punto di vista è spesso centrato a livello internazionale, allo scenario mondiale e ai suoi protagonisti, si discute tutto dal punto di vista italiano e dal punto di vista dell’interesse nazionale. Cerchiamo di analizzare i fenomeni complessi, le dinamiche globali attuali non solo dal punto di vista teorico nel loro prodursi e manifestarsi, ma anche e soprattutto per le loro ricadute sulla realtà e sugli interessi italiani. Io penso sia molto utile abituarsi a ragionare, di fronte alle sfide attuali, alla complessità della politica internazionale e delle sue dinamiche o dei processi in corso, tenendo ben presente quale è l’interesse italiano in gioco rispetto ad un determinato tema.
Quali saranno i principali argomenti trattati?
Da un lato punteremo su una formazione metodologica, sia di tipo di qualitativo sia quantitativo per fornire strumenti pratici di analisi e di ricerca ai partecipanti del corso. Le materie in parte sono di autoriflessione interna, a partire dalla politica estera e politica di difesa italiana o dai temi legati alla nostra sicurezza nazionale. In aula cercheremo, con l’aiuto di molti esperti e studiosi, di approfondire sia i temi legati alle nostre tradizionali direttrici di politica estera, Europa, Mediterraneo, relazioni transatlantiche, sia capire i grandi dossier internazionali, dall’ascesa della Cina alla sicurezza internazionale, come impattano sull’Italia e sugli interessi italiani. Tutti temi visti con una prospettiva di medio e lungo periodo, che è la prospettiva temporale in grado di permetterci di riflettere appieno sulle scelte strategiche. Faremo ovviamente anche degli approfondimenti su temi specifici rilevanti come cyber, demografia, economia, finanza, diritto. Il tutto con l’obiettivo di unire alla preparazione e alla riflessione teorica anche una preparazione pratica.
A chi è rivolto il corso?
Ai funzionari e dirigenti pubblici appartenenti ai ministeri e alle amministrazioni dello Stato che possono essere più interessati a questo tipo di tematiche. Tra l’altro sono in corso di negoziazione la stipula di convenzioni specifiche, oltre a quelle già in essere nei precedenti edizioni del corso, con alcune importanti istituzioni nazionali e ministeri. Il corso è rivolto anche a chi lavora in importanti aziende nazionali che si confrontano con questo tipo di livello di riflessione, dalle grandi aziende private italiane a quelle che operano all’estero. E poi ovviamente ad analisti e ricercatori, che già hanno intrapreso questa professione e vogliono approfondire le proprie competenze, cosi come a giovani neolaureati, interessati a questi temi o a questo tipo di attività professionali. Ovviamente anche a tutti coloro che sono interessati ai temi degli affari strategici.
Come si sviluppa?
Il corso si svilupperà tra marzo e novembre 2020. Con lezioni durante alcuni fine settimana, organizzate tra il venerdì pomeriggio e il sabato mattina. Confermata anche la formula che prevede ogni venerdì sera, al termine delle lezioni frontali in aula, degli incontri a cena con importanti figure istituzionali, per un confronto diretto in modalità Chatam House. Un’occasione utile approfondire meglio il lavoro teorico fatto in aula, anche grazie all’esperienza professionale di chi si occupa di questi temi a livelli apicali nel settore pubblico e privato. Un modo per passare dalla teoria al confronto con l’esperienza pratica.