C’è una discussione franca che il mondo cattolico italiano continua a evitare come la peste. È quella auspicata dal cardinale Gualtiero Bassetti, presidente della Conferenza episcopale, per “il superamento della divisione tra cattolici della morale e cattolici del sociale”. Divisione che qualcuno si spinge a definire “diabolica”, in quanto portatrice di divisioni insanabili non solo tra movimenti e associazioni (già schierate, secondo questo schema, da una parte o dall’altra), ma soprattutto all’interno delle stesse comunità ecclesiali. Dividendo parrocchie e parrocchie, diocesi e diocesi, gruppi e comunità. Una lunga, interminabile faglia che percorre il corpo della Chiesa italiana e finisce anche con il produrre una divisione di intenti, oltre che una serie di pregiudiziali, che impedirebbero al mondo cattolico di farsi autentico protagonista nella vita pubblica del Paese.
Per intenderci, e a mo’ di esemplificazione: i cattolici della morale rifiutano le posizioni di sinistra sulle questioni bioetiche, biopolitiche e sull’applicazione del principio di sussidiarietà; i cattolici del sociale invece respingono le posizioni della destra sulle questioni geopolitiche, della giustizia sociale, della concreta attuazione del principio di solidarietà. Ovviamente parliamo della sinistra e della destra politica così come si sono manifestate e articolate nella scena italiana. Si tratta, come è del tutto evidente, di un’applicazione di quel bipolarismo frutto del maggioritario che non regge più a causa dell’irruzione del Movimento di Grillo che si è conquistato lo spazio (anche numerico) di un terzo polo, ma senza chiarire definitivamente la sua collocazione politica: nel campo riformista-progressista o in quello conservatore. Dagli Stati generali ci si attende l’approdo finale del Movimento grillino che potrebbe anche stupire tutti, conservando la propria natura ibrida, che ha reso possibile la nascita di due governi di segno opposto nel corso dei primi due anni di legislatura.
Ma ciò che più conta, quel bipolarismo valoriale che tanto preoccupa il cardinale Bassetti, si trova a dover fare i conti con due grandi processi di cambiamento. Innanzitutto la svolta proporzionalistica della politica italiana, sancita anche dal “no” opposto dalla Corte Costituzionale al referendum proposto dalla Lega per ottenere un rafforzamento del sistema maggioritario. Ma soprattutto la consapevolezza delle forze politiche in campo: il ritorno al sistema proporzionale è nei fatti e il tema identitario sarà sempre più avvertito da sinistra a destra, passando per quel centro, ora evocato da tanti commentatori come elemento di stabilizzazione.
Dunque, per i cattolici italiani, forse è passato anche il tempo utile per un chiarimento fra quelli della “morale” e quelli del “sociale”. La sensazione è che sia stato perso tantissimo tempo e che ogni occasione utile per un chiarimento sia stata sperperata: dal Convegno nazionale di Firenze della Chiesa italiana (2015) alla Settimana sociale di Cagliari (2017). Il tempo, onestamente, ci sembra scaduto. Così come, la pretesa di promuovere un Sinodo della Chiesa italiana dedicato ai cattolici e alle loro scelte politiche ci pare sinceramente azzardata e ingiustificata.
Per non dire che, fatte poche lodevoli eccezioni, il mondo cattolico italiano non sembra brillare sul piano del discernimento, né della morale né del sociale. Almeno non lo si coglie dalla qualità del dibattito pubblico che non sembra far emergere granché di cattolico. Un’assenza che può in qualche modo spiegare il ripiegamento di tanti cattolici verso l’astensionismo, non riuscendo in coscienza a conciliare i propri valori con questa o quella parte politica. Al punto che neppure la vecchia e abusata formula del “votare con il naso turato” riesce a riportarli alle urne.
In questa situazione c’è chi spera e progetta, anche grazie al ritorno muscoloso del sistema proporzionale, di realizzare un incontro che consenta agli uni e agli altri di avere una casa politica comune. È il caso di Politica Insieme che, insieme con la Rete Bianca e Costruire Insieme, sta promuovendo la nascita di un soggetto politico in grado di tenere insieme (o “ibridare” come prospetta il professor Stefano Zamagni) le due anime prevalenti nel mondo cattolico italiano, consentendo a questa porzione di elettorato di non dover fare drammatiche scelte di campo e compromessi inaccettabili con la propria coscienza.
Questa, in estrema sintesi l’aspirazione, ma chi sta lavorando a questo progetto dovrebbe sapere che i credenti italiani in quest’ultimo decennio, dopo aver di fatto aderito alla logica della “morale fai da te”, hanno applicato lo stesso schema alla politica. Dunque, facendosi guidare dal proprio interesse, non suscita scandalo essere abortisti e praticare la solidarietà, oppure perseguire l’ingiustizia sociale ed essere ferventi difensori della vita. È il dramma di questo tempo nuovo che tutti i cattolici dovrebbero spietatamente cercare dentro di sé.
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