Non so perché ma, da quando ho sentito parlare in zona governativa, dal premier ma anche da alcuni suoi alleati di maggioranza, di una “fase 2” del governo che starebbe per partire, cioè di un rilancio politico o addirittura di “una nuova stagione riformistica”, mi è venuto in mente Tommasino. Molto probabilmente i lettori, soprattutto se giovani o se settentrionali, non sanno chi è Tommasino. Eppure, se vanno in rete non avranno difficoltà a trovare il video di una delle scene madri del Natale in casa Cupiello di Eduardo De Filippo: quella in cui il figlio attardato legge la letterina di Natale alla madre ripromettendosi, come d’altronde fa ogni anno, di mettere la testa a posto e diventare un bravo ragazzo. “Da quest’anno mi voglio cambiare”. Inutile dire che quei buoni propositi verranno disattesi per scarsa volontà e maldisposizione di Tommasino.
Non è questo ovviamente il caso di Giuseppe Conte e di chi gli sta vicino, ma a lume di ragione anche i loro propositi non avranno un congruo esito fattuale. Il fatto è che per realizzare la “fase 2” mancano le condizioni politiche di base: cioè un quadro politico stabile e una maggioranza coesa. Quando queste condizioni ci sono, gli annunci in verità non vengono nemmeno fatti: le cose vanno da sé e tanto basta. Il primo elemento di contraddizione sta nel rapporto asimmetrico fra i due partiti principali della maggioranza, che, fotografati dalle elezioni politiche di due anni fa, non corrispondono più alla realtà. Il partito di maggioranza relativa ha visto diminuire di due terzi i suoi consensi e si è progressivamente sfaldato, al centro come in periferia, perdendo addirittura, qualche giorno prima delle ultime elezioni, il proprio capo politico. Il quale, come uno Schettino qualunque, ha abbandonato l’equipaggio che stava per affondare. E questa volta non c’era nemmeno il comandante De Falco a intimargli di ritornare a bordo: già da qualche mese era trasmigrato nel gruppo misto della Camera dei deputati!
Come conciliare i rapporti di forza parlamentari e governativi con questo dirompente elemento di sostanza politica? Tanto più che alcune politiche perorate dai pentastellati, e che sono sulla via della realizzazione (prima fra tutte l’abolizione della prescrizione), non sono gradite dai soci di maggioranza piddini. I quali, da una parte, sono chiamati ad assecondarle per far durare il governo, dall’altra, non possono accettarle entusiasticamente, pena contraddire la loro ragione sociale e rischiare in perdita di fiducia e credibilità.
Fino a che punto “Parigi val bene una messa”?. Anche se un accomodamento, sulla prescrizione e su altro, si troverà, è sicuro che i sussulti dovuti alla frizione si faranno sentire sul governo. E che dire poi di Matteo Renzi, anch’egli interessato a far durare il governo ma anche, nel contempo, a distanziarsene così tanto da mostrarsi ai futuri elettori come totalmente altro?. Un “partito di lotta e di governo” l’Italia Viva che combatterà nei prossimi mesi per “stilare un’agenda riformista per il bene degli italiani” che è in netto contrasto con l’agenda, sedicente “riformista” ma in realtà metà socialista e metà giustizialista, che il governo vorrebbe continuare a portare avanti.
Quanto poi alle opposizioni, pensate davvero che Matteo Salvini si calmi e non pensi più alla “spallata” da dare al governo? E non approfitterà di ogni occasione buona per provare a dargliela? E, anche se come è probabile non riuscirà nel suo intento, state pure sicuri che tensioni e diatribe quasi quotidiane sottrarranno energie non indifferenti all’azione governativa. La probabilità più probabile, diciamo così per parlare come scrive Tommasino, è che il governo continuerà lungo la china intrapresa nei primi mesi di vita: vivacchierà! E Conte, da esperto navigatore, farà slalom fra mille difficoltà puntando solo ad arrivare al traguardo.
Che poi un governo non operi troppo in profondità, per un liberale anticostruttivista come il sottoscritto potrebbe essere addirittura un bene. Fatto sta che solo gli elettori potrebbero sciogliere i nodi in cui l’azione governativa è oggi avviluppata. Sempre che una legge elettorale bizantina non sia alla fine approvata prima del voto, contribuendo a rendere ingarbugliato il quadro anche nelle prossime legislature.