Sbloccare le grandi opere e procedere nei tempi, ed in modo efficace, verso la realizzazione delle opere e delle infrastrutture utili alla crescita del Paese, energetiche o di utilità internazionale che siano. Questo il senso dell’intervento del ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, sul Sole 24 ore di domenica scorso, in cui chiede un maggiore coinvolgimento dei cittadini ricalcando la linea del modello francese del ‘debat public’.
La proposta del ministro Orlando
Procedure vigilate di consultazione delle popolazioni locali e dei portatori di interessi, da svolgersi in tempi certi e con regole chiare: questo il cuore dell’idea che il ministro intende portare in tempi stretti, e prima dell’estate, all’esame del Consiglio dei ministri. Non solo. Il ministro Orlando ritiene che la necessità di uno strumento del genere sia “una priorità assoluta per il Paese, anzi un elemento essenziale di un nuovo patto sociale’’ che tenga insieme “ambiente, paesaggio, sviluppo e lavoro”.
Gli obiettivi dell’Ambiente
La proposta è di quelle che potrebbero, e dovrebbero, spingere l’Italia oltre la paralisi e verso la nascita delle grandi infrastrutture che, spesso, anche se autorizzate rimangono a galleggiare nel limbo dell’incertezza. Questo, nonostante di processi decisionali intorno a questi temi ce ne siano. Forse anche troppi. Ma sempre più spesso che si tratti di termovalorizzatori, grandi centrali, linee stradali o ferroviarie (si pensi alla Tav Torino-Lione, alla lunga storia del Ponte sullo stretto di Messina, o semplicemente al rifacimento della Salerno-Reggio Calabria), la loro costruzione o rimane sulla carta o si paralizza dopo pochi passi oppure, cosa peggiora, aumenta i suoi costi e, naturalmente, i suoi tempi.
Lo studio di Legambiente
Secondo un report di Legambiente (realizzato in occasione dei 10 anni della Legge Obiettivo) i costi delle infrastrutture ‘’necessarie’’ all’Italia sarebbero aumentati di oltre il 190%; mancherebbero all’appello 262 miliardi di euro per la realizzazione delle sole infrastrutture legate al trasporto, ed oltre meta’ delle opere sarebbero ancora nella fase dello studio di progettazione o di fattibilita’.
L’obiettivo di Orlando
Il ministro è convinto che occorra ‘’ripartire da qui, se si vuole colmare il gap infrastrutturale e rimettere in moto la nostra economia’’; e che ‘’in Parlamento il governo trovera’ su questo tema attenzione e disponibilita’’’ anche in funzione dell’indicazione, in merito, contenuta nel documento dei saggi voluti dal capo dello Stato.
L’opinione del Parlamento
In commissione Ambiente alla Camera per esempio l’ipotesi, pur non trovando proprio una porta spalancata, incontra alcune ragioni in Cosimo Latronico, deputato del Pdl, e Salvatore Matarrese, deputato di Scelta civica. Entrambi parlano di procedure di consultazione popolare che già esistono, ma in tutti e due emerge l’esigenza di “semplificare” e “snellire’’ le regole ottenendo, allo stesso, tempo una maggiore efficacia in tempi certi.
Parla Latronico (Pdl)
‘’Non ci sono riserve – osserva Latronico – tutto quello che aiuta a chiarire la linea del Paese, che sia energetica piuttosto che sui trasporti, e’ un bene, dal momento che finora c’e’ una paralisi dell’Italia. E’ necessario tenere insieme l’esigenza di partecipazione e quella di decisione’’; per farlo, prosegue il deputato del Pdl, ‘’oggi gia’ ci sono alcuni meccanismi, se si vogliono affinare ben vengano’’. E comunque e’ un discorso che ‘’si deve legare anche con una discussione piu’ ampia sul Titolo V della Costituzione’’ per capire ‘’in modo piu’ chiaro anche quali sono i livelli decisionali, per rendere tutto piu’ efficace’’.
L’opinione di Matarrese (Scelta Civica)
Sullo snellimento delle procedure autorizzative e sulla velocita’ dell’iter punta invece Matarrese: ‘’In linea di principio, ulteriori leggi sulle grandi opere non servono; quello che occorre e’ snellire le autorizzazioni, dare velocita’ all’iter e rispettare i tempi, anche in funzione delle risorse Europee’’. E’ vero pero’, aggiunge, il deputato di Scelta civica che ‘’oggi nella Conferenza dei servizi, per esempio, c’e’ qualcosa che non funziona correttamente. C’e’ un problema di rappresentativita’’’. Mataresse, in sostanza, intravede lo spettro di un altro ‘step’ lungo il percorso che porta alla realizzazione di un’opera: ‘’Va bene concertare purche’ l’esecuzione sia rapida. Se vogliamo cambiare, facciamolo. Purche’ non si tratti di un altro ente’’. Cioe’, potrebbe andar bene se si tratta di ‘’un sistema sostitutivo: se vogliamo dare voce ai cittadini, diamola; ma togliamola a quelli che ora ci rappresentano’’.
Questioni irrisolte
E se il problema fosse nello spirito del circuito democratico; se le opposizioni locali fossero dovute alla mancanza di un’adeguata rappresentativita’ a livello nazionale; se le ‘issues’ fossero quelle attribuibili a una cattiva o peggio ancora a un’assenza di comunicazione. Insomma il blocco della crescita del Paese potrebbe essere riconducibile alla crisi generalizzata dei partiti e alla disaffezione della gente verso la politica. Il contrario – tipo movimenti, associazioni, comitati – viene visto come vincente. Per questo, una soluzione sulla scia del modello francese per la consultazione popolare potrebbe risolvere parte di questi problemi e riaccreditare la capacita’ decisionale nel bilancio della politica.
Di ‘’crisi di rappresentativita’’’ ne parla anche il ministro Orlando, il quale pero’ pensa che una soluzione di questo tipo dovrebbe ‘’chiudere un’epoca per aprirne un’altra’’: bisogna capire – spiega Orlando – che Valutazione di impatto ambientale (Via), Autorizzazione integrata ambientale (Aia) e Conferenza dei servizi sono procedure ‘’insufficienti a dare garanzie sulla fattibilita’ concreta di un progetto’’; nel senso che quel modello riesce sì ‘’a garantire la legittimita’ di una decisione’’ ma ‘’non l’effettiva realizzazione’’ dell’opera.