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Caro Berlusconi, a quando le primarie per evitare altri disastri?

Senza Silvio Berlusconi in campo, il Pdl s’affloscia alle Comunali. E’ la tesi che commentatori, opinionisti vari e pure politici del Pdl sposano per spiegare la sconfitta elettorale che il direttore del quotidiano Libero, Maurizio Belpietro, ha definito “annientamento” del Pdl.

In effetti è la tesi più convincente. Ma l’analisi ha un corollario: proprio perché la forza di Berlusconi alle amministrative è minore rispetto alle politiche, andrebbero scelti candidati “berlusconiani”. Ossia non solo persone in adorazione del Cavaliere ma giovani, meglio non politici di professione, con idee innovative e coinvolgenti, che vadano oltre il Pdl.

Ma scorrendo personalità, curriculum e programmi della maggioranza dei candidati a sindaco sostenuti dal Pdl queste caratteristiche si rintracciano con difficoltà, per usare un eufemismo: spesso sono politici di professione, figli di una corrente o ex corrente del Pdl, poco innovativi, per nulla coinvolgenti.

D’altronde lo stesso Silvio Berlusconi era cosciente di queste difficoltà, se si legge Repubblica di oggi. Il quotidiano diretto da Ezio Mauro in un retroscena racconta che il Cav. aveva suggerito di sostenere Alfio Marchini al Campidoglio, piuttosto che ripuntare su Gianni Alemanno. Che l’indiscrezione sia vera o verosimile, poco conta.

Infatti il partito meno strutturato risente più di altri di umori e ambizioni di leader e personalità locali che fanno premio su strategie che prescindono dalle persone: altrimenti non si spiegherebbe perché a Milano fu ricandidata, come è avvenuto mutatis mutandis a Roma, Letizia Moratti che era destinata a quasi sicura sconfitta.

Morale: la questione “si perde perché non c’è Berlusconi in campo” è vera ma è oziosa. Perché è anche il tentativo di spostare su altri e altrove responsabilità locali e municipali per scelte dettate da inerzia partitica e rendite politiche personali.

Chissà, magari arriverà il tempo che quel partito che doveva essere più americano di tutti gli altri, ovvero il Pdl, adotterà seppure in ritardo uno strumento americano come le primarie, seppure sempre all’italiana, per selezionare i candidati sindaci.



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