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Dalla trappola di Quota 100 non si esce con le pensioni a 62 anni. Parola di Elsa Fornero

Quota 100? “Un provvedimento che aveva un eminente carattere elettorale”, andare in pensione a 62 anni? “Si creerebbero solo dei futuri poveri” mentre “quello che va fatto è consolidare il metodo contributivo, far capire che questo ha delle sue regole che sono quelle della sostenibilità”. Elsa Fornero, già ministro del Lavoro con il governo tecnico di Mario Monti e madre di quella riforma tanto invisa alla Lega ma che ha consentito al nostro Paese di non andare in default parla chiaro: “Quota 100 – spiega in quest’intervista a Formiche.net – è stata una trappola perché ha generato false aspettative”.

In che senso?

Era più che legittima l’aspettativa che vi sarebbe stato un intervento sull’età di pensionamento per ridurla rispetto alla nostra riforma del 2012. Insomma nessuno può immaginare che per 3 anni si è fatta scendere anche drasticamente l’età pensionabile e poi si torna come prima. Lo scalone di cui tutti parlano è un’inevitabile conseguenza della Quota 100 che è stata messa lì, diciamocelo, per intrappolare anche le decisioni di chi viene dopo.

E come se ne esce adesso?

Penso che il modo migliore per ritornare su un sentiero più ragionevole e sostenibile, anche alla luce dei nuovi dati sulla demografia e dell’economia del Paese, sia quello di cominciare a porre qualche restrizione in più rispetto a Quota 100 non per il 2020 ma per il 2021. Limitazioni che segnalino la volontà del governo di non posticiparla ma di andare su misure egualmente generose.

Cosa significa?

Quota 100 ha permesso pensionamenti ad un’età ancora relativamente giovane, senza alcuna penalizzazione, mettendo a carico della collettività il di più della pensione rispetto ai contributi versati. Il governo potrebbe dare un segnale in questa direzione, per esempio posticipando per un periodo di sei mesi rispetto alla normale apertura della finestra ma, al tempo stesso, non dovrebbe cedere alle pressioni dei sindacati che sembrano essere tornati all’epoca dell’aspirazione della pensione di anzianità che, prima della nostra riforma, era la loro indicazione preferita.

Ma Maurizio Landini insiste su questo punto: una pensione a 62 anni per tutti…

Qui bisogna essere molto chiari. Il Paese può decidere democraticamente se vuole, non solo continuare sulla strada del declino ma anche accelerarla. Siamo un Paese con una crescita praticamente assente e fortemente indebitato e vogliamo veramente spendere circa 20 miliardi di euro per questo tipo di proposta? Opterei più di spendere questi soldi a favore di politiche di sviluppo, per i giovani e le generazioni future.

Quindi per lei è fuori da ogni logica la proposta della Cgil?

Guardi mandare in pensione le persone a 62 anni vuol dire farne dei futuri poveri perché tra qualche lustro quelle persone potrebbero trovarsi con carenze di risorse e spingeranno i futuri esecutivi per allentare le maglie e aumentare la spesa. Tutto questo è paradossale perché avviene mentre tutti sostengono che bisogna separare la previdenza dall’assistenza. Ma le misure di pensionamento anticipato senza penalizzazioni, o con penalizzazione basse del 2%, sono sostanzialmente di assistenza a carico della collettività generale.

Ma si sostiene che si creerebbe lavoro per i giovani?

Semmai tutta la nostra storia passata insegna che non è proprio così.

A proposito di risorse, ci sono quelle avanzate da Quota 100, circa 6 miliardi da qui al 2021, e c’è chi ha proposto di utilizzarle per un piano di flessibilità in uscita…

Si dice sempre che vogliamo ridurre la spesa pubblica. Per una volta che, spontaneamente, i cittadini hanno rinunciato ad utilizzare una fetta che era stata destinata ad una spesa pubblica, non cogliamo l’occasione per fare una sana spending review. Ribadiamo un concetto: queste risorse non sono un tesoretto, ma solo una minore spesa pubblica che invece potrebbe servire per mettere a posto le strade, le scuole che sono un disastro. Non è un’indicazione saggia quella di chi vuole utilizzare questi risparmi per fini pensionistici, la vedo come una distorsione mentale.

Ma sta tornado quel “labirinto delle pensioni”, visto che ogni categoria ha le sue esigenze?

Lei ha usato un’espressione a me cara, in riferimento al libro del mio maestro Onorato Castellino.

Esattamente…

Non credo comunque che stiamo tornando lì perché per fortuna dal 2012 le pensioni di tutti, incluse anche quelle dei parlamentari, sono calcolate con un metodo che è uniforme: contributi versati ed età di pensionamento. Quello che va fatto è consolidare il metodo contributivo, far capire che questo ha delle sue regole che sono quelle della sostenibilità e far capire che tutti gli interventi della politica, che spesso sono ispirati al breve termine, mettono a rischio la sostenibilità del sistema e delle generazioni future.



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