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Boeing e la mossa del cavallo. Ecco perché rinuncia alle agevolazioni fiscali

Ridurre i margini di manovra per Airbus (e l’Unione europea), evitare sanzioni di ritorno e testare il terreno per un nuovo accordo sui regimi fiscali. È questo l’obiettivo dell’ultima mossa di Boeing, il colosso americano – alle prese con la difficile questione del 737 Max – che ha promosso un progetto di legge per privarsi delle agevolazioni fiscali di cui gode nello Stato di Washington. La questione si intreccia alle lunghe e complesse vicende che vendono contrapposte le due sponde dell’Atlantico alla World trade organization (Wto), in vista di una pronuncia attesa per fine marzo che potrebbe autorizzare l’Unione europea a imporre dazi su prodotti americani che compenserebbero le sanzioni già in vigore in senso contrario.

LE PARTITE AL WTO

Lo scorso ottobre, infatti, il Wto si è pronunciato a favore della compensazione per gli aiuti di Stato concessi ad Airbus, ritenuti ufficialmente illegali, dando così la possibilità agli Stati Uniti di imporre dazi sui beni provenienti dall’Unione europea per un valore fino a 7,5 miliardi di dollari, pari a circa 6,8 miliardi di euro. La chiusura definitiva della lunga causa DS 316 determinava la sanzione massima nella storia del Wto. Già allora si notava che l’impatto delle sanzioni americane sarebbe comunque potuto ridursi con la sentenza nell’analogo caso (DS 353) in cui l’Europa è contrapposta agli Usa per gli aiuti di Stato concessi a Boeing, con valori simili (quantomeno nelle richieste) in termini di compensazioni.

IL PROGETTO DI LEGGE

Qui si inserisce il nuovo progetto di legge dello Stato di Washington. Vede come primi firmatari il senatore democratico Marko Liias e il deputato Pat Sullivan, leader dei dem alla Camera (lo Stato federato ha due organi parlamentari paragonabili a quelli federali). Prevede la cessazione delle detrazioni fiscali in vigore dal 2003 per l’industria aerospaziale, poi ulteriormente allargate nel 2013, al centro delle accuse dell’Unione europea. In questo modo, qualora il progetto di legge entrasse in vigore nei tempi auspicati dai suoi proponenti, gli Stati Uniti si presenterebbero alla decisione del Wto nel caso DS 353 (prevista per fine marzo) senza la legislazione contestata dall’Ue. Gli Usa risulterebbero in altri termini compliant.

I SUSSIDI CONTESTATI

L’unico sacrificio riguarda la rinuncia alla tassazione agevolata dello Stato di Washington per il comparto aerospaziale, che Boeing ha sempre dichiarato essere pari a un valore piuttosto basso, valutato in circa 100 milioni di dollari all’anno. Per evitare comunque una pronuncia che si attende di accoglimento circa le pretese europee, meglio non lasciare spazio ai dubbi. Sulla linea c’è il pieno supporto politico. Lo ha dimostrato il senatore Liias: “Condividiamo la preoccupazione di Boeing sul fatto che le tariffe di ritorsione danneggeranno non solo l’industria aeronautica del nostro Stato, ma anche altri esportatori e posti di lavoro qui a Washington”.

SUPPORTO POLITICO E TEMPI STRETTI

D’altra parte, le vicende di Boeing contro Airbus al Wto hanno sempre ricevuto sostegno bipartisan dalla politica americana, non solo nello Stato di Washington, ma anche a livello nazionale. Lo dimostra il supporto che è arrivato da tutti i presidenti succedutisi dal 2004, quando con George W. Bush si aprì la causa DS 316. La finestra parlamentare non è comunque ampissima. La sessione legislativa della “State Legislature” dura 60 giorni. È iniziata il secondo lunedì di gennaio e si chiude il 12 marzo. È per questo che è sceso in campo anche il governatore Jay Inslee: “Dobbiamo agire in questa sessione per affrontare la questione del Wto al fine di evitare ritorsioni che danneggerebbero non solo la nostra industria aeronautica, ma altre importanti esportazioni di Washington”.

VERSO UN NUOVO ACCORDO?

In ogni caso, tra gli obiettivi di Boeing ci sarebbe anche la mano tesa all’Europa per raggiungere un nuovo accordo sulla tassazione per il comparto aerospaziale, tema di cui si discute da tempo. Stando alle parole del portavoce del colosso americano Bryan Watt, si punta a “risolvere l’unica questione contro gli Stati Uniti nelle controversie commerciali di lunga durata tra Europa eUsa sul sostegno del governo alla produzione di grandi aerei commerciali”. Dunque, “la proposta legislativa dimostra l’impegno di Washington a un commercio equo e basato sulle regole e al rispetto delle sentenze del Wto”. E così, ha rimarcato, “è il momento per Airbus e l’Unione europea di giungere finalmente alla conformità ponendo fine ai sussidi illegali una volta per tutte e affrontando il danno che hanno causato all’industria aerospaziale degli Stati Uniti e ai suoi lavoratori”.



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