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Coronavirus, cosa succede in America. L’epidemia Stato per Stato

Il coronavirus ha varcato l’Atlantico e si sta diffondendo negli Stati Uniti. Le autorità di Seattle hanno confermato lunedì quattro decessi per il virus, per cui la cifra totale di morti è sei. Tutti i casi americani di coronavirus sono legati ad una casa di riposo per anziani a Kirkland, nell’area metropolitana di Seattle. A circa 50 residenti ed impiegati della struttura è stato fatto il test e ci sono 14 contagiati confermati.

Ma gli americani malati di coronavirus sono molti di più: ad oggi sono 102, di cui quasi la metà contagiati sulla nave da crociera Diamond Princess. Da Chicago alla Florida, il covid-19 è ormai su tutto il territorio statunitense.

Secondo il Centro per la prevenzione e il controllo delle malattie (Cdc) è questa la situazione dell’epidemia negli Usa Stato per Stato:

Arizona: 1
California: 20
Florida: 2
Illinois: 4
Massachusetts: 1
New York: 1
Oregon: 3
Rhode Island: 2
Stato di Washington: 18, inclusi sei decessi
Wisconsin: 1
New Hampshire: 1
Casi rimpatriati –
Crociera Diamond Princess: 45
Wuhan: 3

Ieri in seguito ad una riunione con rappresentanti di diverse imprese farmaceutiche, il presidente Donald Trump ha assicurato che gli esperti si stanno muovendo molto velocemente ed è possibile che la cura arrivi presto. Già la scorsa settimana il capo della Casa Bianca si era mostrato molto ottimista su Twitter: “Il coronavirus è sotto controllo negli Stati Uniti […] Il vaccino è molto vicino”.

Nancy Messonnier, direttrice della divisione epidemie e malattie respiratorie degli Usa si è detta preoccupata per la situazione. Ha dichiarato che l’agenzia federale si aspetta una diffusione elevata del virus sul territorio e ha invitato aziende, scuole e comunità americane a prepararsi per possibili focolai. “Ci aspettiamo la diffusione del coronavirus nel paese – ha detto -. Il punto è solo capire quando”.

La scorsa settimana gli Stati Uniti hanno annunciato nuove restrizioni per i viaggi in Iran, Corea del Sud e Italia. Il capo di Stato americano non crede necessaria la dichiarazione di emergenza nazionale per la diffusione del virus, ma ha detto che non è escluso del tutto.

Per il vicepresidente Mike Pence, nominato coordinatore della lotta contro il covid-19, “il rischio continua ad essere basso, secondo gli esperti”. Alla fine dell’incontro con le compagnie farmaceutiche ha dichiarato che il vaccino potrebbe essere pronto per l’inizio dell’anno 2021.

Invece il segretario di Stato americano, Mike Pompeo, si è rivolto all’Italia, riferendo un colloquio con il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Su Twitter Pompeo ha detto di avere sentito il ministro per via telefonica “per esprimere il supporto degli Stati Uniti all’Italia, che si trova ad affrontare un numero significativo di casi di coronavirus”. I due Paesi sono impegnati nel proseguire e rafforzare la cooperazione per superare le sfide globali in questo momento di emergenza.

In un’intervista con l’emittente Nbc, il direttore dell’Istituto Nazionale della Salute americano, Anthony Fauci, ha spiegato che il vaccino potrebbe arrivare sul mercato tra un anno e mezzo, e che il coronavirus ha raggiunto la proporzione di pandemia. Sebbene ha chiesto agli americani di non entrare in panico, ha invitato la comunità a prendere la questione del virus seriamente. “Se c’è un focolaio importante nel Paese – ha detto – questo potrebbe comportare la chiusura delle scuole, lo smart working, la cancellazione di eventi e viaggi non necessari”.

Anche negli Stati Uniti il coronavirus è diventato tema di scontro politico. Nancy Pelosi, speaker della Camera, considera che i 2,5 miliardi stanziati dal governo per affrontare la crisi sono “inadeguati e insufficienti”. Per altri politici americani oppositori a Trump, sono troppo pochi e arrivano in ritardo.

Certo è che l’epidemia segna l’anno elettorale americano. Trump teme che un crollo prolungato dei mercati possa costargli un alto prezzo politico. Come ha spiegato Giovanna Pancheri, corrispondente Sky Tg24 dagli Stati Uniti, in un evento al Centro studio americani di Roma sulle elezioni Usa 2020: “La riconferma di Trump non è scontata, ad esempio un’epidemia di coronavirus potrebbe creare problemi. Lui ha creato 7 milioni di posti di lavori, Obama ne aveva creati più di 8 milioni. Ora c’è un rallentamento costante con lui alla Casa bianca e il presidente ne è consapevole. Questo vuol dire che è un’economia che sta bene ma suscettibile”.



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