Skip to main content

E’ tutta un’altra storia. Ritornare all’uomo ed all’economia reale

A volte un libro può diventare un messaggio, un manifesto per un nuovo modo di pensare. Vi sono, in questa crisi infiniti risvolti umani che non possono essere più ignorati. E’ finito il tempo dei “dotti, medici e sapienti” che passano il loro tempo ad occuparsi di dati, di statistiche di teorie meramente matematiche come se solo una scienza esatta potesse essere la chiave di volta del sistema. Non si trova soluzione. Ma siamo sicuri che si voglia trovare una soluzione? I recenti errori della Troika dimostrano il fallimento di teorie e decisioni deleterie che incidono drammaticamente sulla vita delle persone. Ed è chiaro che la solidarietà ormai è un dovere e non una necessità in una società ormai dal modello individualista. In questa ottica anche i giovani devono essere coinvolti a ricomporre i valori solidaristici affinché ribaltino la visione di Tucidite per cui il più forte vince sempre e comunque. Del resto, se non c’è uguaglianza non c’è libertà e senza l’apporto di una effettiva solidarietà, la società è destinata al collasso. Questa crisi è anzitutto una crisi di valori e antropologica con il disagio sociale provocato dalla globalizzazione che genera “ricchezza senza paesi e paesi senza ricchezza”. Ecco perché studiare l’uomo è necessario per capire l’economia che se funziona bene permette alla società di funzionare con il miglioramento delle scelte e il riconoscimento assoluto del principio di uguaglianza.

Il nuovo libro di Fabrizio Pezzani Professore di Economia e Management delle Amministrazioni Pubbliche presso l’Università Bocconi di Milano È tutta un’altra storia. Ritornare all’uomo e all’economia realeè davvero un insieme ordinato di messaggi significativi che, con l’aiuto della storia e di grandi pensatori, offre al lettore il privilegio di conoscere l’altra faccia della storia, quella che non si conosce o si conosce poco per capire come siamo arrivati a questo punto.

La tesi di fondo dell’autore è che occorra un nuovo paradigma di pensiero e azione: la società è fondamento dell’economia e non viceversa, come invece la cultura prevalente tende ad affermare da ormai quarant’anni. L’erosione del capitale sociale porta con sé quella del capitale economico, mentre per uscire dalla crisi bisogna far leva sul primo. La finanziarizzazione dell’economia ha spostato l’attenzione sui mercati finanziari a discapito dell’economia reale: le regole nei due campi sono però profondamente diverse. Un liberismo senza etica fa vincere il più forte e crea una società di disuguali. Negli Stati Uniti, dove il modello dominante è l’oligarchia, ci si è sempre più allontanati dalla cultura europea, legata alla sussidiarietà. Non è un caso che la società americana sia vicina al collasso. Bisogna riportare l’uomo al ruolo di soggetto e non di oggetto, e riscoprire che il vero motore della storia è la sua natura emozionale.

La crisi, dunque , ha segnato il fallimento di quel modello di società che vedeva e continua a voler vedere l’economia e la finanza come le condizioni prime, necessarie e sufficienti, per lo sviluppo di una buona società. La storia invece, osservata nei percorsi temporali più lunghi che trascendono la quotidianità dei fatti eclatanti, sembra invece dimostrare proprio il contrario, cioè che una buona società, espressa da valori improntati alla solidarietà e al rispetto reciproci, è condizione necessaria e sufficiente per una buona economia; è necessario, così, riportare l’uomo al centro dell’economia e della finanza per rispondere veramente ai problemi profondi posti da questa perdurante situazione di incertezza.

E’ lo stesso Professor Pezzani a specificare la necessità di un nuovo “umanesimo” per riportare al centro dell’economia i valori della solidarietà e soprattutto della persona umana “ormai mi piace pensare di essere non un economista ma un umanista . Il pensiero è maturato nel tempo perché occupandomi di controllo nelle pubbliche amministrazioni , dovevo sviluppare in Bocconi, chiamato nel 1995 , la specifica area , mi sono reso conto che il controllo rimane il vero problema centrale del paese perché avendo una matrice giuridica non entra nei contenuti ma affronta la forma ed i problemi sempre con nuove norme o nuovi organi di controllo che si sovrappongono in modo inefficiente e dannoso . Dopo l’entrata nell’euro il patto di stabilità concepito in modo non idoneo ha rafforzato i problemi e creato due Italie una al nord con maggiore crescita economica e demografica ed una al sud depressa nonostante i continui e crescenti trasferimenti di ricchezza che al loro aumentare aggravavano i problemi di disuguaglianza e di percezione di malessere sociale dunque il problema del sud non si sarebbe risolto con i trasferimenti ma ripensando al modello di società . Il passaggio successivo è stato cercare di capire le caratteristiche sociali dei due territori ed è emerso che l’economia coincideva con una buona società espressa dal senso di solidarietà ; l’attenzione è stata portata agli usa visti in un ampio periodo temporale – dal 1900 ad oggi – ed anche in quel caso emergeva nettamente come l’intensità delle relazioni sociali si accompagnasse sistematicamente quando era presente una bassa disuguaglianza nella distribuzione del reddito . Il pensiero ha avuto una prima stesura nel libro : ” La competizione collaborativa . Ricostruire il capitale sociale ed economico ” in cui la tesi di fondo era basata sul fatto che la società è fondamento dell’economia e quando la erodi crolla l’economia ; è dalla società che bisogna ripartire ma abbiamo cambiato i ruoli ; nella quarta di copertina scrivevo che la crisi era da addebitarsi ad un modello sociale divenuto troppo individualista ed antiegalitario nella redistribuzione del reddito . Il lavoro dato alla stampa nel novembre del 2010 è stato pubblicato nel gennaio del 2011 , all’inizio è stato considerato coraggioso e controcorrente ma i fatti nel tempo hanno dimostrato la validità delle tesi .

Su queste basi ho steso il recente lavoro ” E’ tutta un’altra storia . Ritornare all’uomo ed all’economia reale ” dove la chiave di lettura espressa nel precedente lavoro è stata elaborata ad un livello superiore perché se le radici della crisi non sono economiche ma sono di tipo antropologico allora per capire l’evoluzione e le soluzioni non ci si può affidare ai soli meccanismi economici ma bisogna affrontare con profondità l’evolversi del pensiero e della storia dell’uomo che non cambia mai ma si ripete sempre perché il suo attore, l’uomo, non è mai cambiato nella sua natura che oscilla continuamente tra la pulsione di Caino e quella di Abele ; oggi siamo di fronte non ad una semplice crisi ordinaria ma di fronte ad una delle grandi transizioni della storia dell’uomo quando ad una cultura ne subentra un’altra . L’homo sapiens mentre sembra molto attento a capire le relazioni tra causa ed effetto dei suoi malanni fisici non sembra attento a capire le stesse relazioni nella sua storia , si comporta come se il passato fosse stato cancellato e come se la storia non avesse mai mostrato situazioni simili a quelle a cui si trova davanti ora.

Ho voluto cercare di esporre il filo di un pensiero che si è sviluppato nel tempo e che mi ha portato ad una posizione culturale di critica del modello culturale attuale vera causa delle crisi del nostro tempo che rappresenta nel profondo il fallimento socioculturale del modello culturale USA già evidenziato nel precedente lavoro ma ora del tutto evidente ai nostri occhi ma la verità è sempre rivoluzionaria , difficile da affrontare e dolorosa ma come dice Eschilo nell’inno a Zeus dell’Agamennone ” Guidando il pensiero dei mortali Zeus ha stabilito che attraverso il dolore il sapere acquisti potenza “.



×

Iscriviti alla newsletter