La Francia ha deciso di conquistare Medio Oriente e nord Africa con le vendite militari. È quanto emerge dall’ultimo report dell’autorevole Stockholm international peace research institute (Sipri), che prende in considerazione i trasferimento globali di sistemi d’arma di classe “major” negli ultimi cinque anni (2015-2019). A livello mondiali, tra import ed export, i movimenti sono cresciuti del 5,5% rispetto al periodo 2010-2014. A trainare il mercato è ancora il Medio Oriente, mentre rallentano le vendite verso Africa, Americhe e Asia.
L’EXPLOIT FRANCESE
A guadagnarsi il titolo di giornata è comunque la Francia, che ha raggiunto nello scorso quinquennio il livello più alto di export dagli anni 90, coprendo quasi l’8% delle vendite globali. Le esportazioni transalpine sono cresciute del 72% rispetto ai cinque anni precedenti, con un impatto forte dell’ultimo anno (il report del 2019, parlava di un +43%). L’incremento è ancora più consistente per il Medio Oriente, dove le vendite francesi sono aumentate del 363% rispetto al 2010-2014, tanto che la regione oggi assorbe il 52% dell’export d’oltralpe. Le prime tre destinazioni sono Egitto (ben il 26% dell’export è arrivato qui), Qatar e India, grazie soprattutto alle vendite dei caccia Rafale effettuate in questi Paesi. Il trend, spiegano gli esperti Sipri, è destinato a proseguire nei prossimi anni, viste vendite (nuove e attese) di velivoli militari, sottomarini e fregate tra India, Qatar, Brasile, Egitto, Malesia ed Emirati Arabi.
LA CONFERMA STATUNITENSE
A dominare la classifica restano comunque gli Stati Uniti, in grado di coprire 96 destinazioni e il 36% dell’export globale. L’aumento sul quinquennio 2010-2014 è del 23%. Se messo insieme al calo della Russia (-18%), il dato aumenta le distanze tra le prime due posizioni, così che le vendite Usa appaiono il 76% in più rispetto a quelle di Mosca. La prima destinazione, anche per gli americani, è il Medio Oriente, che assorbe il 51% delle vendite, con un aumento nel periodo del 79%. La prima destinazione, in linea con i legami strategici consolidati dalla presidenza targata Donald Trump, resta l’Arabia Saudita che compra un quarto dei prodotti venduti dagli Usa. Seguono i partner asiatici e oceanici, trend anch’esso consolidato da tempo per la competizione a tutto tondo con la Cina.
UN DRAGONE IN RALLENTAMENTO?
In tal senso, sorprende il rallentamento del Dragone d’Oriente. Nel 2010-2014, l’export cinese era aumentato del 133% rispetto al quinquennio precedente. Nel 2015-2019, l’incremento è stato del 6,3% (l’anno scorso si leggeva addirittura un 2,7%). Il dato non deve confondere, visto che Pechino resta saldamente al quarto posto della classifica, coprendo il 5,5% del mercato globale e aumentando le proprie destinazioni (53 Paesi). In testa rimane il Pakistan (prima destinazione dal 1991) seguito da Bangladesh e Algeria. Tra l’altro, ciò non tiene conto dell’incremento del budget nazionale della Difesa, con un aumento costante della domanda nazionale che alimenta la crescita del comparto. Un altro recente report Sipri ha d’altra parte attestato Pechino quale secondo produttore d’armi al mondo, con ben tre aziende nella “top ten” mondiale.
L’ORSO RUSSO NON MOLLA LA PRESA
Diverso il caso russo, per cui si può parlare di una vera battuta d’arresto (il già citato -18% rispetto al quinquennio precedente). Il 55% delle vendite di Mosca va a India, Cina e Algeria, anche se la prima destinazione vede una riduzione del 47%. Cresce invece del 30% la quota diretta al Medio Oriente, sintomo di una regione che alimenta l’intero mercato globale, ma anche delle volontà dell’Orso russo di non mollare la presa. Il principale cliente è l’Egitto, a riprova del fatto che le vendite militari rappresentino una parte importante della politica estera e della proiezione strategica di ogni Paese. Le vendite al Cairo (con cui Mosca ha legami evidenti sul dossier libico, solo per fare un esempio) sono cresciute del 191% rispetto al 2010-2014. Addirittura del 212% lo hanno fatto quelle all’Iraq, elemento da tenere in considerazione quando si parla degli scenari mediorientali.
I VENDITORI EUROPEI
Per quanto riguarda l’Europa, oltre la Francia, registrano aumenti nelle vendite militari anche la Germania (quarta in classifica, +17%) e la Spagna (settima, +13%). Rallentano invece il Regno Unito (sesto, -15%) e l’Italia, che chiude il gruppo dei Paesi del Vecchio continente con una riduzione del 17% e un share sulle vendite globali del 2,1%. La Penisola ha registrato come prime destinazioni la Turchia (20%), il Pakistan (7,5%) e l’Arabia Saudita (7,2%). Da notare le destinazioni dei partner (o competitor) europei. La Germania esporta verso Corea del Sud, Grecia e Algeria il 36% delle proprie vendite globali, numeri su cui pesano soprattutto le consegne di sottomarini. Il Regno Unito vende invece soprattutto a Riad (il 41% del suo export finisce ai sauditi), mentre la Spagna ha come prime destinazioni l’Australia, Singapore e la Turchia.
L’IMPORT SAUDITA
Sul fronte dell’import, il Paese che acquista di più resta l’Arabia Saudita, che copre il 12% delle importazioni globali con un aumento del 130% tra i quinquenni in questione. Acquista prima di tutto da Stati Uniti (73% in aumento rispetto al report dello scorso anno), Regno Unito (13%, in calo) e Francia (4,3%, stabile). Riad è forte di un budget per la Difesa che lo stesso Sipri stimava lo scorso anno di 68 miliardi di dollari, pari all’8,8% del proprio Pil. Non si nota ancora il potenziamento del comparto nazionale (per slegarsi dall’import) predisposto dall’erede al trono Mohammed Bin Salman con la sua Vision 2030.
CHI COMPRA ARMAMENTI?
Sul secondo gradino tra gli importatori c’è l’India, che tuttavia ha visto ridursi gli acquisti di armamenti del 31% nei periodi analizzati (trend simile al Pakistan, principale competitor). Compra da Russia (56%, in calo), Israele e Francia, con un incremento dell’import dagli Stati Uniti che testimonia la volontà di Nuova Delhi di mantenere diversificate le fonti di approvvigionamento, nonché la partnership strategica ormai suggellata dalla recente visita di Donal Trump a Narendra Modi (condita da vendita militare). Chiude il podio l’Egitto, che ha acquistato nel 2015-2019 soprattutto da Francia (35%), Russia (34%) e Usa (15%). Il Cairo ha aumentato l’import del 212%, un aumento che Sipri attribuisce all’incremento del coinvolgimento nella crisi libica e in Yemen, negli sforzi contro i ribelli nel Sinai e nelle preoccupazioni energetiche nel Mediterraneo. Da notare che per i primi tre importatori, l’unico Paese a figurare sempre tra i principali fornitori è proprio la Francia. Il tutto, connesso al piano di Emmanuel Macron per potenziare la Difesa (con lauti investimenti), dimostra che le ambizioni transalpine si muovono su scala globale.