Nei giorni dell’emergenza del coronavirus in Italia, nel nostro Paese si diffonde una narrazione filocinese figlia di un’emotività collettiva che non tiene in considerazione in modo razionale e corretto gli eventi degli ultimi mesi e dimostra di ignorare il funzionamento del modello cinese in particolare in politica estera.
L’invio di un aereo con dotazioni sanitarie e nove medici in Italia da parte della Cina, non può far dimenticare le gravi responsabilità del governo comunista cinese nel diffondersi del coronavirus a causa dei ritardi nel prendere provvedimenti seri e dei tentativi di silenziare i medici di Wuhan che denunciavano il diffondersi dell’epidemia.
Secondo il South China Morning Post, il primo caso di coronavirus in Cina risalirebbe addirittura al 17 novembre mentre il governo cinese ha ammesso pubblicamente l’epidemia solo il 12 gennaio con un ritardo di quasi due mesi. In questo quadro arriva dai funzionari cinesi l’accusa che siano stati gli americani a diffondere il virus, un attacco guarda caso diffuso dopo l’ intervento del Consigliere per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, Robert O’Brien, secondo cui la Cina avrebbe agito con lentezza nell’affrontare l’epidemia.
Ciò che più colpisce è il messaggio che sta passando per cui la Cina avrebbe donato all’Italia mille respiratori, quando in buona parte sono stati acquistati con un regolare contratto. Le gravi mancanze dell’Unione europea nei confronti dell’Italia, l’iniziale risposta della Bce, la scarsa solidarietà tra le nazioni confinanti al nostro Paese, Austria e Slovenia in primis, non devono indurci a un elogio acritico della Cina.
In questa fase difficile occorre avere la lucidità di ricordare le modalità con cui la Cina opera in politica estera attraverso un iniziale soft power che presto si traduce in hard power. È questo il caso del progetto della Nuova Via della Seta, descritta dallo stesso presidente Xi Jinping nel suo libro “Governare la Cina”, che ha portato a investimenti miliardari nella direttiva che parte dai porti del Pireo in Grecia, attraversa i Balcani e arriva fino al porto di Trieste.
Non bisogna perciò dimenticare come funziona il modello cinese e far finta di dimenticare le limitazioni ai diritti umani e alla libertà, così come la visione egemonica in politica estera. Vale sempre il consiglio, in questi giorni a casa, di leggere un buon libro e l’ultima pubblicazione del direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano “Il nuovo Mao. Xi Jinping e l’ascesa al potere nella Cina d’oggi”, può aiutare a comprendere meglio la figura del presidente cinese e la sua visione politica.