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Come il piano di Obama può aiutare anche l’Ue

Lo “stimulus plan” per rilanciare l´economia Usa proposto dal presidente Obama è fortemente incentrato sulle politiche per lo sviluppo delle energie pulite e prevede un articolato programma di obiettivi e interventi finanziari per sostenere la transizione energetica degli Usa verso un´economia a basso contenuto di carbonio.Considerando gli impegni elettorali, e le recenti dichiarazioni del Presidente Obama, gli obiettivi del piano possono essere riferiti principalmente a:• uso del 10 % di fonti rinnovabili nel 2012 e del 25% nel 2025 nei consumi energetici finali (Renewable Portfolio Standard);• costruzione di una nuova rete elettrica dedicata al trasporto dell´elettricità da fonti rinnovabili (Smart grid);• sviluppo e diffusione delle tecnologie per il “carbone pulito” e la cattura e il sequestro del carbonio, con la ripresa del Future Gen Project;• sviluppo della produzione nazionale, sostenibile e responsabile, di olio e gas naturale, dando priorità alla costruzione dell´Alaska Natural Gas Pipeline;• ripresa e promozione dell´uso dell´energia nucleare sulla base di procedure per la partecipazione informata delle popolazioni e di modalità di gestione sicura dei rifiuti radioattivi;• riduzione in 10 anni dei consumi di petrolio in misura pari alle importazioni attuali da Venezuela e Medio Oriente; • fissazione di uno standard per il contenuto massimo di carbonio nei combustibili (low carbon fuel standard), al fine di ridurre dell´1% all´anno tra il 2010 e il 2020 l´intensità di carbonio dei carburanti;• aumento della quantità di bio-etanolo impiegato nei trasporti fino a 60 miliardi di galloni nel 2030, e contestuale promozione della ricerca e sviluppo per i biocarburanti di seconda generazione (cellulose bioethanol);• obbligo per tutti i veicoli federali di essere alimentati per l´85% a bioetanolo e per il 15% a benzina (flex fuel);• obbligo di produzione di veicoli flex fuel per tutti i costruttori automobilistici in Usa a partire dal 2013;• aumento dell´efficienza degli edifici pubblici: entro il 2013 +25% negli edifici pubblici esistenti, e + 40% nei nuovi edifici. A partire dal 2025 gli edifici pubblici dovranno essere a zero emissioni;• aumento dell´efficienza in tutto il settore edilizio privato (+25% per gli edifici esistenti e + 50% per i nuovi edifici entro 10 anni). A partire dal 2030 tutti gli edifici dovranno essere a zero emissioni;• eliminazione delle lampade incandescenti a partire dal 2014.Per sostenere questi obiettivi il piano del presidente Obama prevede:• 15 miliardi $ investimento all´anno per 10 anni per lo sviluppo e la diffusione di “energie pulite”. • la creazione di un fondo privato e indipendente “Clean Technologies Deployment Venture Capital Fund”, dotato di almeno 10 miliardi $, per la ricerca e sviluppo nelle tecnologie alternative, che dovrebbe operare in sinergia con i programmi ed i laboratori pubblici ai quali saranno destinati almeno 6 miliardi $ aggiuntivi raddoppiando le dotazioni attuali;• la fissazione di limiti alle emissioni di anidride carbonica per le imprese industriali e la contestuale istituzione di un sistema “cap and trade” simile all´”Emissions Trading Scheme” della Ue;• l´applicazione di meccanismi incentivanti sia per le imprese che per i consumatori nei settori delle fonti rinnovabili, dei biocombustibili e delle auto a basse emissioni. In particolare sono previsti sia “generosi” incentivi fiscali per la modernizzazione delle produzioni di automobili, sia l´istituzione di un nuovo incentivo pari mediamente a 7.000 $ per l´acquisto di auto a bassi consumi ed emissioni (ibride e flex fuel); • l´estensione del programma di assistenza delle famiglie a basso reddito per sostenere i costi aggiuntivi derivanti dalla transizione energetica (Low Income Home Energy Assistance Program). Il “pacchetto” di obiettivi e misure dovrebbe generare almeno 5 milioni di nuovi posti di lavoro, e rappresentare così la prima concreta dimostrazione su larga scala della convergenza tra protezione dell´ambiente e crescita economica. Inoltre il piano di Obama dovrebbe avviare l´economia Usa verso una decisa riduzione delle emissioni di CO2, con l´obiettivo di raggiungere una riduzione dell´80% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2050.A questo proposito il piano punta ad “allineare” l´economia Usa agli obiettivi di riduzione delle emissioni indicati dal Panel intergovernativo delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Ipcc).Mentre rappresenta una applicazione concreta delle indicazioni del  Rapporto consegnato nel luglio scorso al Vertice G8+5 dall´Agenzia internazionale dell´energia sulle “Prospettive delle tecnologie energetiche”.Il Rapporto ha identificato le tecnologie “chiave” che dovrebbero essere sviluppate, ed ha stimato che nei prossimi 30 anni sarebbero necessari a livello globale investimenti per non meno di 45.000 miliardi di dollari per accrescere l´efficienza energetica in tutti i settori, promuovere le fonti rinnovabili, sviluppare nuove fonti a basso contenuto di carbonio, realizzare la tecnologia della cattura e del sequestro del carbonio, energetiche.Il piano del presidente Obama rappresenta una sfida ed una grande occasione per l´Europa.Una sfida perché il piano è finalizzato alla realizzazione di programmi e interventi nel mercato interno Usa, sostenuti da un forte impegno finanziario, e con un obiettivo temporale tra il 2025 e il 2050 che consente di avviare politiche e investimenti di largo respiro.Ovvero gli Usa non sono “impiccati” agli obblighi di breve periodo del Protocollo di Kyoto, e questo dà una prospettiva di successo e redditività agli investimenti nello sviluppo di nuove tecnologie che richiedono tempi medio-lunghi.Inoltre, la dimensione del piano e gli effetti sui molti settori coinvolti fanno prevedere che gli Usa potrebbero assumere in breve tempo la leadership mondiale per lo sviluppo delle soluzioni più avanzate nelle tecnologie energetiche, nella produzione dei veicoli a basso consumo e nei combustibili alternativi.E considerando che la Cina e il Brasile hanno recentemente indicato la via della cooperazione finanziaria e tecnologica internazionale per la riduzione delle emissioni, il partenariato Brasile-Cina-Usa potrebbe rappresentare nel prossimo futuro l´asse di riferimento per la “de carbonizzazione” dell´economia mondiale.Lasciando l´Unione europea in una posizione marginale, perché il “pacchetto clima energia” appena approvato offre molte indicazioni sulla “architettura istituzionale” del sistema europeo per la riduzione delle emissioni ma dà poche e preliminari opzioni per i meccanismi finanziari e gli investimenti necessari. Una grande occasione, perché il piano Obama offre alle istituzioni europee una sponda sia per uscire dal “cul de sac” dell´approccio unilaterale della Ue sui cambiamenti climatici, sia per aprire un nuovo partenariato con gli Usa finalizzato allo sviluppo delle soluzioni tecnologiche e finanziarie piuttosto che alla prevalente ed estenuante ricerca di accordi sulle regole.E in questa prospettiva la Ue potrebbe sostenere, con misure incentivanti adeguate, da un lato programmi comuni di imprese europee e Usa per lo sviluppo delle nuove tecnologie a basso contenuto di carbonio, e dall´altro competere con gli stessi Usa nel partenariato con la Cina e il Brasile.Ma per aprire al piano Obama, la Ue deve utilizzare subito la clausola di revisione inserita nel “pacchetto clima energia” per identificare e inserire nel pacchetto le misure di incentivazione alle imprese, valorizzare tutte le possibilità di partenariato con gli Usa, e “congelare” le procedure che invece rischiano di impedire all´Europa di cogliere le opportunità offerte dalla nuova situazione, a partire da quelle che fanno riferimento al rispetto degli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto che determinano una inevitabile “distorsione” di risorse dagli investimenti per le nuove tecnologie.In questo nuovo contesto la presidenza del G8+5 offre all´Italia una grande opportunità, anche tenendo conto che in campagna elettorale il presidente Obama ha proposto l´ istituzione di un Global energy forum composto dai Paesi del gruppo G8 e dalle 5 maggiori economie emergenti (Brasile, Cina, India, Messico, SudAfrica).

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