Caro direttore,
viviamo tempi in cui i sussurri sono di moda. Dopo aver scoperto quelli che Bisignani ha rivolto per decenni ai potenti e che hanno sollevato la diatriba in diretta televisiva tra un mitraglietta Mentana ed uno scorbutico e sincero Ferrara, oggi leggiamo su Repubblica i fruscii di un Andrea Olivero destinati ai grillini inquieti, i miracolati, quelli sul piede di guerra che pare si apprestino ad assumere il ruolo di novelli Scilipoti.
Sul punto, giova ricordare che il senatore, ex presidente delle Acli, aveva ipotizzato una sorta di coalizione con il Pd fin dagli esordi della sua campagna elettorale, tanto da aver suscitato non pochi grattacapi al suo leader Monti e alla lista Scelta Civica, portandola allora ad essere definita come la stampella di un possibile governo Bersani: su come siano poi andate le cose è meglio metterci una pietra sopra, sia per quanto riguarda il tentativo dell’ex segretario Pd, sia sulle fortune elettorali del movimento montiano.
Ad essere ingenui, si potrebbe pensare che sia certamente una circostanza casuale, ma le parole del coordinatore Olivero seguono l’agitazione di Bersani che vede nell’ipotesi secessionista del movimento 5 stelle la possibilità di una nuova compagne di governo. Con la consueta chiarezza che da sempre lo contraddistingue, da una parte ricorda il veto a suo tempo posto a Bersani, dall’altra conferma l’importanza che il governo Letta possa proseguire nella sua azione, nel contempo affermando che però dialogare con i responsabili grillini è doveroso in quanto “possono diventare alleati per le riforme”. E’ di una chiarezza quantomeno confusa!
Al contrario del collega di partito Giuliano Cazzola, dal quale credo avrebbe molto da imparare, che con limpida lungimiranza ed acume politico ha da tempo colto le insidie rappresentate dalla pochezza dei parlamentari grillini quindi la loro inaffidabilità, Olivero lascia intravedere la possibilità (sua) ad una apertura in nome di un “serio riformismo”. Quale sia ‘sto serio riformismo auspicato è francamente difficile da cogliere, dato soprattutto che Scelta Civica non è certo un blocco granitico, dove a fatica ancora coesistono anime di tradizioni storiche e culturali molto diverse tra loro, a stento unite attorno alla figura di Mario Monti che, peraltro, ritorna alla Bocconi ed è il maggior assenteista a Palazzo Madama.
Sul come poi Olivero pensa di realizzarlo, il serio riformismo, attraverso un rimescolamento dell’attuale governo è ancora più incomprensibile. Il sospetto è che non abbia ancora le idee chiare o non sappia far di conto. Nel dettaglio, al Senato, una eventuale nuova coalizione formata da Pd (108 senatori), autonomisti e socialisti (10), Sel (7) e potenziali dissidenti grillini (35), avrebbe certamente bisogno dei senatori di Scelta civica per raggiungere una, fragile, maggioranza. Ma è questa soluzione che affascina il coordinatore Olivero? Davvero pensa che con una simile compagine si possa pensare di governare il Paese?
Perdoni, il senatore Olivero, ma se così fosse, non pensa che le sue intenzioni più o meno palesate con l’intervista odierna, non portino al contrario e come prima conseguenza la diaspora dei parlamentari del partito del quale è coordinatore politico? C’è da rimanere basiti a fronte di cotanta… ingenuità.