Servono provvedimenti per annullare il digital divide e incrementare la banda larga, che in Italia non fa crescere l’e-commerce come negli altri Paesi Europei.
La dimensione virtuale è ormai parte integrante della realtà mondiale, influenza stile di vita, abitudini, rapporti. Chiunque percepisce il bisogno di essere connesso come primario e irrinunciabile. Dotarsi di una connessione che sia performante ma non troppo dispendiosa è la richiesta avanzata ad unisono dall’esercito del web. Numerosi portali danno una mano in questo, permettendo di porre le tariffe di telefonia più vantaggiose a confronto, e di individuare le migliori per prezzo ed efficienza. In Italia, però, in quanto ad efficienza siamo ancora parecchio indietro.
In un’epoca in cui i dispositivi mobile per la telefonia, ma più generalmente quelli per l’information and communication technology, stanno entrando a far parte della quotidianità delle persone, influenzandone radicalmente le abitudini, in Italia si parla ancora di Digital Divide. Più precisamente è Assinform a parlarne, attraverso la presentazione dei dati emersi dall’ultimo rapporto sul Global Digital Market.
In Italia, secondo la ricerca, si è registrato un ritardo nella diffusione della banda larga che ha causato ripercussioni anche sull’e-commerce. Gli italiani che effettuano acquisti online, magari dal proprio smartphone o da un dispositivo tablet, sono il 15%, contro il 35% della media europea. Questo porta al Paese un fatturato, derivante dal commercio 2.0, del 6%, meno della metà rispetto alla media del 15% dell’Europa.
I dati della ricerca non lasciano spazio a interpretazioni sul digital divide. Per quanto riguarda l’ambito privato, le case degli italiani dotate di banda larga sono solo il 55%, mentre lo sono il 73% delle abitazioni dell’Ue. I cittadini dello Stivale che non hanno mai utilizzato internet e i suoi strumenti sono pari al 37% della popolazione, dato che influenza anche la percentuale di utilizzo dell’home banking (circa il 20% degli italiani sfrutta i servizi di gestione online dei prodotti bancari contro al 40% circa degli europei).
A livello industriale, invece, dal rapporto Assinform emerge come nello scorso anno siano calati dell’1,7% gli investimenti nelle tecnologie digitali da parte delle grandi aziende. Stesso discorso anche per le medie imprese (meno 2,1%) e per le piccole, con una diminuzione del 3% di questa tipologia d’investimenti.
Commentando i risultati del rapporto, il Presidente Assinform Paolo Angelucci ha dichiarato che “I tanti ritardi e digital divide italiani indicano chiaramente che per attivare il circolo virtuoso della crescita non ci si può affidare a provvedimenti spot, ma occorre un impegno a tutto campo puntando su agenda digitale, economia digitale e politica industriale per il settore IT”.