La trasferta del premier Enrico Letta al G8 di Lough Erne, in Irlanda del Nord, non distoglie l’attenzione da temi tutti interni, come l’abolizione dell’Imu e il blocco dell’aumento dell’Iva a luglio. Secondo l’economista e deputato del Pd Marco Causi, membro della commissione Finanze della Camera, la bestia nera su cui il governo dovrebbe agire con più urgenza resta l’Irpef. Il focus sull’Imu, su cui tanto premono invece i partiti, deve comunque rispettare tre criteri fondamentali, anche se così facendo non si seguisse alla lettera il programma elettorale di Pd e Pdl.
Lo sblocco del pagamento dei debiti della Pa
“Fa bene il governo Letta a cercare di costruire un pacchetto di provvedimenti che puntino a un effetto shock sull’economia – spiega Causi in una conversazione con Formiche.net – Il più importante è lo sblocco dei pagamenti pubblici, che sta già oggi iniettando 20 miliardi di liquidità nel 2013, altrettanti nel 2014 e successivamente altri ancora quando, dopo il 15 settembre e la conclusione del censimento, si potranno mettere in funzione ulteriori canali di finanziamento bancario per i crediti certificati e garantiti”.
La domanda interna e il credit crunch
Oggi la discussione si concentra sulle riduzioni fiscali, “gli effetti anticiclici delle riduzioni delle tasse, oggi, non vanno sopravvalutati: i livelli di attività e di occupazione sono depressi dalla bassa domanda interna, sia italiana che europea e dal razionamento del credito”.
La priorità? La riduzione dell’Irpef
Sotto questo profilo, secondo Causi “il miglior intervento fiscale sarebbe la riduzione dell’Irpef sui redditi bassi e medi, con effetti certi sui consumi. Oppure una nuova edizione del compromesso siglato da Brunetta e Baretta nella legge di stabilità 2013, con misure equamente distribuite fra riduzioni Irpef e riduzioni del cuneo fiscale”.
L’estensione delle esenzioni Imu
“L’emergenza, e le inerzie post-elettorali della politica, hanno messo invece in cima all’agenda Imu e Iva. Va bene – assicura Causi – ma gli interventi dovranno rispondere ad alcune condizioni. Primo, un costo sopportabile: otto miliardi a regime sono troppi. Dato che il 70% dell’Imu delle persone fisiche è pagata sul 30% degli immobili di maggior valore catastale, è assolutamente possibile estendere in modo consistente le esenzioni e mantenere almeno la metà del gettito, e cioè la somma necessaria per evitare l’aumento Iva. Insomma, metà Imu uguale Iva. Inoltre, le esenzioni potrebbero essere legate al valore catastale, tenendo conto dei dati più recenti elaborati dall’ex agenzia del Territorio e superando il moltiplicatore rigido e uniforme introdotto nel dicembre del 2011.
Il nodo coperture per l’Imu
La seconda condizione? “Che le coperture non facciano modificare il segno dell’impatto atteso sulla domanda: non si devono, ad esempio, ridurre le detrazioni Irpef, con l’effetto di far aumentare il carico fiscale sui redditi bassi e medi”.
Gli obiettivi strutturali
Terzo, “l’intervento per quanto congiunturale dovrà essere coerente con obiettivi strutturali a medio termine per il tax design del sistema. Nel settore immobiliare abbiamo un carico eccessivo sulle transazioni e sugli affitti. E non si potrà evitare di definire o mantenere un tributo proprio per i Comuni, per dare un senso al circuito fra autonomia e responsabilit à”.
I ricatti dei partiti
Secondo il deputato Pd “per fare avanzare la discussione c’è una sola strada: che il governo riesca a definire punti di equilibrio innovativi e sostenibili e che nessuna forza politica pretenda di trovare nelle soluzioni proposte dal governo le promesse che ciascuno aveva fatto in campagna elettorale”, conclude Causi.