E’ paradossale che, tra i più duri critici di Grillo e Casaleggio, sulla vicenda della senatrice bolognese, Gambaro, figurino alcuni opinionisti e politici di matrice comunista. Cioè provenienti dal Pci del leader, tollerante e liberal, Togliatti, che era un fedele esecutore degli ordini di un altro sincero democratico, Stalin.
I meno giovani ricorderanno, forse, il “processo” e la condanna di Rossanda, Pintor, Magri e degli altri esponenti comunisti che, cacciati dal partitone rosso per le loro critiche alla segreteria, formarono il gruppo del “Manifesto”.
Quelli sì che furono processi alle idee.
In questo caso, non si può proprio parlar di processo, perchè nessuno, dentro e fuori al M5S, ha capito quali siano le idee e i progetti alternativi a quelli, approvati 4 mesi fa dagli elettori, che hanno mandato in Parlamento, per realizzarli, centinaia di uomini e donne, tra i quali Gambaro. Che, se non condivide più quei programmi, deve dimettersi dal gruppo e, se fosse seria e rispettosa del mandato elettorale, anche dal Senato.
Da parte sua, Bersani massacrò Scilipoti per il salto della quaglia da Di Pietro, che ricompensò il il notabile siciliano, imponendolo a Scopelliti come senatore calabrese del Pdl. E adesso proprio lo statista di Bettola vorrebbe “scilipotizzare” tutto il movimento di Grillo per tentare un’operazione trasformistica e un ribaltone, che Napolitano, certamente, boccerebbe. E voi chiamatela, se ci riuscite, trasparenza e coerenza, politica ed etica !…
Pietro Mancini