Ovviamente dispiace per i colleghi di RcsMediagroup che da mesi vivono giornate da incubo, sempre sotto la minaccia di essere vittime di tagli, scorpori, cessioni, liquidazioni, eliminazioni e quant’altro. Però, come sempre succede in tutte le vicende catastrofiche, anche in questa c’è un pulviscolo di positività e ora lo si intravvede.
Il ruolo del sommo Bazoli
Si tratta dell’ufficializzazione della fine del sistema di potere che, all’interno della prima casa editrice italiana, ha ruotato per anni attorno al sommo pontefice Giovanni Bazoli. Dall’uscita (cacciata?) di Cesare Romiti dal vertice del gruppo nel 2004, il vero punto di riferimento di quell’accozzaglia di azionisti della società proprietaria anche del Corriere della Sera è stato proprio lui, l’imperturbabile e indecifrabile presidente di Intesa, prima banca italiana. Il rissoso condominio dei vari signori, signorini e signorotti dello sgangherato capitalismo italiano, volenti o nolenti, sono sempre passati dal professore quando si dovevano fare scelte importanti. La sua parrocchia era quella che contava davvero, più di tutte le altre.
A caccia di soldi
Ora che si tratta di metter mano al portafogli per dare risorse finanziarie fresche all’agonizzante gruppo editoriale, si vede che questo capitalismo senza capitali non funziona. Non bastano l’autorevolezza, il carisma, le estese relazioni, l’esperienza: ci vogliono i soldi. E chi li mette conta di più di chi sta a guardare.
La posizione di Rotelli
Così, stando alle voci riportate dai giornali, il re della sanità Giuseppe Rotelli, primo azionista con il 16,6 per cento, si ritira dalla partita accettando di ridursi, dopo l’aumento di capitale, a un modesto 4 per cento di Rcs.
La sfida di Della Valle
Al contrario, Diego Della Valle è disposto a fare la sua parte e anche quella di altri, compreso lo stesso Rotelli che (pare) potrebbe addirittura cedergli il suo intero pacchetto, facendo così del proprietario della Tod’s il vero dominus dell’intera baracca. Non è sicuro che tutto questo succeda perché gli ostacoli sono ancora molti. Però è possibile. Insomma, persino la Rcs starebbe per diventare una società normale secondo i canoni tradizionali del capitalismo.
La direzione del Corriere
Il che non sarebbe male, e porterebbe con sé un corollario assai positivo. Per la direzione del Corriere al posto di Ferruccio de Bortoli, che ha fatto molto bene in una situazione terrificante ma è dato in uscita, l’ecumenico Bazoli aveva in mente una soluzione devastante: dividere il potere fra due persone. Voleva infatti nominare direttore editoriale Giulio Anselmi e direttore politico Mario Calabresi, attuale direttore della Stampa.
Un duale a via Solferino?
In qualsiasi azienda il dualismo, il formarsi di squadre è devastante. Lo sarebbe certamente stato anche, e soprattutto, per un soggetto difficile come il primo quotidiano italiano, bisognoso di un’identità certa per affrontare un futuro difficile per un settore che sembra essersi smarrito. Ora questa follia bazoliana, che aveva il solo scopo di distribuire il potere fra gli azionisti a scapito della testata e della società, sembra essere tramontata.
Al posto di de Bortoli
Il candidato vero pare essere il solo Giulio Anselmi, dotato del miglior curriculum fra i giornalisti italiani viventi, e che conosce perfettamente il Corriere essendone stato a lungo condirettore. Ci sono quindi spiragli di luce nella lunga notte di Rcs.